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Cronaca
08.10.2015 - 13:430
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Lanz a casa? Sette anni, cinque procuratori, e le colpe del caso Pozzo Polenta

Chi se la prende con la PP Francesca Lanz, chi invece chiede un'indagine interna. Il Pozzo Polenta infiamma gli animi, ma non avrà un colpevole.

MORBIO INFERIORE - Sette anni fa si scoprì che la fonte idrica che riforniva buona parte del Comune di Morbio Inferiore era inquinata. Una quantità incredibile di idrocarburi, 7 mila litri, di cui si è subito voluto conoscere il colpevole. Il sospetto è caduto sul distributore di benzina della Emanuele Centonze SA, la cui responsabilità però non è mai stata accertata. Il Comune chiede un indennizzo di 2,5 milioni di franchi, e si punta alla bonifica del sito. Ma senza nessun colpevole accertato, non si sa chi dovrà pagare. L'inchiesta penale, in questi lunghi anni, è passata in svariate mani, e dal punto di vista penale però non si è giunti a nessuna conclusione. Qualche giorno fa, infatti, la procuratrice pubblica che al momento si occupava del caso, Francesca Lanz, ha comunicato la chiusura formale dell'inchiesta, causa prescrizione. Non sono bastate quattro perizie tecniche oltre a complementi e esami tecnici. La rabbia dei cittadini di Morbio Inferiore è tangibile, dato che da ormai sette anni sono costretti a farsi fornire l'acqua da Chiasso e Balerna, con conseguenti spese. Alcuni mesi fa, per rendere attenta l'opinione pubblica sul tema, era stato persino organizzato un "funerale" al Pozzo Polenta. «Il procedimento penale finirà ma rimangono ancora aperte le pretese di risarcimento per il danno che il Comune di Morbio ha subito, richieste che sono sempre state portate avanti. Noi speriamo e lavoriamo per trovare un accordo con le parti», ha dichiarato il sindaco, Claudia Canova. Le strade per ottenere i risarcimenti non sono chiuse, poiché in caso di inquinamento viene aperta anche una procedura amministrativa atta a stabilire chi debba pagare i danni, solitamente il proprietario del luogo oppure chi ha causato l'inquinamento. Ovvero, ciò che in questa vicenda non si conosce. Il deputato PPD Simone Ghisla su Facebook ieri si è scagliato contro Francesca Lanz, chiedendone le dimissioni. «Se un procuratore pubblico fosse un medico e il signor Pozzo Polenta fosse un paziente la signora Francesca Lanz sarebbe già stata accusata di grande negligenza. Forse che per la procura e la sanità ci siano due pesi e due misure. La procuratrice in questione dovrebbe dimettersi, o almeno sospesa dai suoi incarichi». Il caso era però prima passato nelle mani di ben altri quattro procuratori pubblici, Lanz non è stata che l’ultima a prendere in mano l’incarto, quando ormai probabilmente si poteva fare ben poco. Un fatto riconosciuto anche da Ghisla, ammonendo però «chi prima di lei tirava le redini del caso» a «farsi on esame di coscienza». Dal canto suo, un'ex collega di Lanz, la deputata Natalia Ferrara Micocci (PLR), ha affermato come «scaricare la colpa su chi arriva per ultimo non è un gran metro di giudizio. Ma, va pur detto, oltre alle persone c'è l'Istituzione e quando la giustizia è lenta e inefficace, bisogna ammettere che qualcosa non va nel sistema». Sulla vicenda ha preso posizione anche il PPD cantonale, che in una nota afferma di faticare a credere «che in sette anni, nonostante l'intervento di diversi magistrati (o forse proprio per questo), non sia stato possibile accertare le responsabilità dell'accaduto». Il PPD «ritiene che quanto accaduto sia un grave sfregio alla giustizia del nostro Cantone e si aspetta che il Ministero pubblico apra un'inchiesta interna volta ad accertare le responsabilità individuali e organizzative e prenda i necessari provvedimenti dandone conto alla cittadinanza». In questa vicenda, probabilmente, la colpa non è delle singole persone, ma di un sistema che in sette, lunghi anni, non ha trovato un colpevole e una soluzione per il Pozzo Polenta.
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