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Cronaca
09.08.2016 - 11:060
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

«Non è un'emergenza sanitaria, ma umanitaria»

Lo ha detto la direttrice sanitaria del Sant'Anna di Como in merito ai 500 migranti, di cui si occupano i volontari. Lega e UDC a Mendrisio, sì alla raccolta firme contro il centro a Rancate

COMO - La situazione dei migranti a Como è sempre più drammatica e sotto la lente dell'attenzione dei media in generale. Sono 500 le persone che si trovano nella città lariana, in attesa di entrare in Svizzera. La maggior parte viene respinta, oppure passa il confine e poi viene rimandata in Italia. Per questo nel Mendrisiotto si sta lavorando per creare un centro dove essi possano trascorrere una notte in attesa del rientro in Italia, anziché essere sparsi per i vari centri della protezione civile. La soluzione individuata è quella di Rancate, che, come scritto ieri anche dal nostro portale, raccoglie un consenso di massima delle forze politiche. Tranne la Lega e l'UDC, che confermano, per bocca di Massimiliano Robbiani, la raccolta firme. Non vuole essere un atto di sfiducia a Gobbi, ma un monito a usare risorse per chi ha difficoltà nel mercato locale e non per i migranti. A Como, intanto, come spiega la direttrice sanitaria del Sant'Anna di Como Anna Maria Maestroni, vi è un'emergenza non sanitaria ma umanitaria. Dei 500 migranti si occupano soprattutto i volontari, tra cui è attiva l'associazione ticinese Firdaus, con Lisa Bosia Mirra in prima fila (il che ha fatto discutere nei giorni scorsi, con attacchi da parte della Lega). Chi necessita di cure mediche viene visitato da un presidio medico comasco, dove sono stati riscontrati svariati casi di mal di denti, mal di orecchie o problemi bronchiali, oltre a due sospetti casi di scabbia, indirizzati in ospedale. Gobbi intende incontrarsi al più presto coi prefetti di Como e Varese. «Stiamo prendendo i necessari contatti per vedere la loro disponibilità. Si tratterà di fare il punto della situazione, anche per coordinarci al meglio al di qua e al di là della frontiera, visto che il problema è comune. Al momento la collaborazione con l’Italia, per quanto riguarda le procedure di riammissione, funziona bene». Il problema riguarda sia il Ticino che l'Italia, e «per questo vorrei sapere dai due prefetti come intendono gestire il fenomeno nell’immediato futuro. Quello che sta avvenendo a Como potrebbe peraltro innescare problemi di ordine pubblico: alcuni migranti potrebbero infatti diventare manovalanza di organizzazioni criminali o facili prede di passatori che lucrano sulla disperazione altrui». Ammonisce però Berna a far capire chiaramente che in Svizzera non è stato aperto nessun corridoio umanitario e che non bisogna illudere i migranti che il nostro paese sia la via per raggiungere parenti e familiari a Nord.
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