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Cronaca
13.10.2016 - 09:450
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Addio a Dario Fo, colui che portò i giullari al Nobel

È morto questa mattina l'artista che seppe parlare di temi attuali col linguaggio della satira popolare- Da Berlusconi alla censura, dal Vaticano all'omicidio Calabresi, ebbe un solo grande amore: Franca

MILANO - Il mondo della letteratura italiana, e non solo, è in lutto. È morto infatti questa mattina a 90 anni Dario Fo. Era ricoverato da quasi due settimane a Milano a causa di problemi polmonari. Ha vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1997, ma è famoso anche per l'impegno politico, marcatamente di sinistra, e per aver portato a teatro molti spettacoli con gli stilemi della Commedia d'arte italiana. Fo non è stato, infatti, solo scrittore, sarebbe limitativo: in teatro era attore, regista, scrittore, scenografo, costumista e impresario della sua stessa compagnia. Nella sua gioventù due sono gli eventi cardine: si arruola nell'esercito della Repubblica di Salò, e conosce il suo grande amore. A un uomo di sinistra come lui la scelta di schierarsi con i fascisti fu molto rimproverato, ma Fo si giustificò dicendo di aver voluto solo evitare la deportazione in Germania. Con Franca Rame fu colpo di fulmine, invece, per un amore che durò tutta la vita, e si potrebbe dire anche oltre, in quanto spesso sosteneva di sentire la moglie ancora a fianco. Dopo essere entrato alla RAI, conobbe la censura, basti pensare ai pezzi per "Canzonissima". Allora si trasferì in teatro, cercando di evidenziare la sua valenza sociale, e di portare in scena la commedia popolare che molte volte lo aveva accompagnato nella sua giovinezza al paese d'origine. Con "Mistero buffo", forse il suo più grande successo, mescolò dialetti della Pianura Padana, con un effetto satirico marcato. Poi fu la volta di "Morte accidentale di un anarchico", ispirato, seppur non lo ammise mai, al caso dell'anarchico Pinelli. Fo infatti era ormai dichiaratamente schierato a sinistra. Tornò poi in tv con "Il teatro di Dario Fo", assieme alla moglie, conoscendo ancora una volta la censura, questa volta del Vaticano. Alcune opere sono infatti impregnate di anticlericalismo, una su tutte "Il papa e la strega". Fo scrisse molto, toccando temi attuali e non, fino a giungere, controcorrente, al Premio Nobel. Addirittura l'Italia non seppe se gioirne o meno, poiché sosteneva la candidatura di Luzi. Venne invece premiata la sua voglia di dileggiare il potere e dare dignità agli oppressi, ricalcando la strada degli antichi giullari. Per capire quanto potesse essere influente e anticonformista Fo, si può citare l'episodio di "Marino libero! Marino innocente!", dedicato all'omicidio Calabresi. Volto a mettere in luce delle incongruenze nella testimonianza di un pentito di mafia, e venne programmato dalla RAI qualche ora dopo una sentenza riguardante il caso per non influenzare i giurati! Insignito della laurea honoris causa dall'Università di Wolverhampton, Fo prese poi di mira Silvio Berlusoni quando quest'ultimo si affacciò al governo, e scrisse anche dell'11 settembre. Si candidò senza successo, nel 2006, a sindaco di Milano, e ora appoggiava il Movimento Cinque Stelle e Beppe Grillo. Se ne va dunque un artista poliedrico, capace di scrivere senza problemi contro Chiesa, stato, burocrazia, mettendo in scena casi realmente accaduti che facevano discutere, usando la farsa e la satira più antiche.
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