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Cronaca
15.01.2017 - 12:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

L'ambasciatore italiano, «siamo il paese che si impegna di più a mediare fra Berna e Bruxelles»

Del Panta Ridolfi ribadisce l'importanza dei legami economici fra i due paesi. «I frontalieri ci sono perché sono richiesti. "Prima i nostri" non è il modo migliore per risolvere i problemi collaterali»

BERNA - I rapporti fra Svizzera e Italia, in particolare fra il Ticino e la vicina penisola, sono pessimi come sono stati più volte descritti? Ne ha parlato, in un'intervista al sito online "La Bissa de l'Insübria", l'ambasciatore italiano in Svizzera, Marco Del Panta Ridolfi, in carica da un anno esatto (ha iniziato nel gennaio del 2016). «Ho molto riflettuto sulle relazioni con il Canton Ticino, che sono formalmente ottime, ma in un clima, che si respira dalla lettura dei media ticinesi, di crescente diffidenza verso l’Italia, nonché di chiusura verso i frontalieri italiani. Mi sono chiesto perché la vicinanza culturale e linguistica non porti ad una maggiore “familiarità"», ha detto. «L’economia del Ticino è strettamente interconnessa a quella lombarda e ne ha tratto giovamento per decenni. Sarebbe bello “volare più alto”: non limitiamoci a vedere la contingenza di questi ultimi anni, nei quali l’economia italiana non è ancora uscita dalla crisi iniziata nel 2008». I frontalieri? «La loro presenza risponde evidentemente ad una richiesta del tessuto economico ticinese e va vista anche come un arricchimento. Eventuali effetti collaterali, che possono verificarsi, devono essere regolati nel quadro del dialogo bilaterale fra Italia e Svizzera, e da parte nostra c’è sicuramente la volontà di risolvere le questioni. Iniziative come “Prima i nostri” non ci sembrano andare nella giusta direzione, anche con riguardo al negoziato fra Berna e Bruxelles». Le economie di Italia e Svizzera, però, non possono fare a meno una dell'altra. «Abbiamo un interscambio che nel 2015 ha raggiunto i 33 miliardi di franchi, con un saldo positivo di 3,9 miliardi di franchi per noi, che ci rendono il terzo partner commerciale della Svizzera, mentre per noi la Confederazione rappresenta il settimo mercato di esportazione. Basterà un dato: il solo rapporto commerciale con la Lombardia supera quello che Berna intrattiene con la Cina. E per noi la Svizzera ha quasi la stessa importanza commerciale del gigante asiatico. Si tratta inoltre di relazioni che si sviluppano praticamente in tutti i settori merceologici», ha precisato. Per quanto concerne l'accordo sull'imposizione fiscale dei frontalieri, si augura che quello parafato possa essere firmato al più presto, precisando che si tratta di questioni regolate dai rapporti fra Berna e Bruxelles. I quali non sono resi certamente più semplici dal 9 febbraio. «O si ha la libera circolazione delle persone o si ha l’introduzione di quote e contingenti per gli stranieri, come vuole l’iniziativa popolare “contro l’immigrazione di massa”», sostiene Del Panta Ridolfi. «In realtà la politica e la diplomazia possono trovare un compromesso tra queste due realtà apparentemente inconciliabili. Ci vuole buona volontà da entrambe le parti, buon senso e una seria intenzione di trovare un punto di equilibrio. L’Italia è forse il Paese che più si sta spendendo tra Berna e Bruxelles per favorire questo punto di equilibrio. In definitiva, una soluzione vantaggiosa per tutti e rispettosa sia del principio di libera circolazione delle persone sia del voto del popolo elvetico». Infine, ritiene che il traforo del Gottardo sia una grande occasione per entrambi i paesi, oltre che rendere più vicine Zurigo e Milano.
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