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Cronaca
26.01.2017 - 17:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

«Lega e UDC responsabili delle tensioni. Stiamo preparando la black list delle aziende disoneste»

Sul sindacato che comprende italiani e svizzeri si esprime il responsabile del gruppo Facebook "Frontalieri Ticino". «Pronti a porci come interlocutori. I residenti non sono riluttanti verso di noi»

COMO - I sindacati confederali italiani di Lombardia e Piemonte e quelli ticinesi hanno fatto rinascere, dopo sette anni, il CSIR (Consiglio sindacale interregionale) delle regioni Lombardia, Piemonte e Canton Ticino, per lavorare tutti insieme gli interessi di residenti e frontalieri. Dopo esserci fatti spiegare le finalità da Sergio Aureli di UNIA, vicepresidente del nuovo organo, ne abbiamo parlato con Marco Villa, che assieme a Graziano Storari, è l'anima del popolare gruppo Facebook "Frontalieri Ticino", quello capace di organizzare il Frontaday. Vi piace il progetto del CSIR?«Siamo piacevolmente sorpresi, non tanto del progetto in se, quanto piuttosto per la decisione di unire i sindacati italo-svizzeri, su di un fronte comune. Mi auspico solamente che, non si assista alla ennesima disattesa promessa». Come gruppo, vi proponete come interlocutore privilegiato con i lavoratori: essi recepiscono il messaggio? Siete pronti a collaborare con il maxi sindacato?«Le costanti e massicce adesioni al gruppo storico fondato da Graziano Storari sono la più alta testimonianza di quanto, il gruppo stesso, rappresenti un autentico punto di riferimento per la categoria dei frontalieri. Per tale ragione, considerata la cifra a cinque numeri (ad oggi siamo giunti a 11'100 iscritti) e per essere stati i primi promotori della ricerca di una unione simbiotica tra frontalieri e ticinesi (il gruppo è aperto ad entrambi), riteniamo di avere le giuste carte in regola, per porci come interlocutore privilegiato nei confronti del Consiglio Sindacale Interregionale».Siete davvero, voi frontalieri, l'anello debole della catena, come detto da Aureli nella nostra intervista?«Da sempre al centro di continui attacchi per ogni banalità, non possiamo ritenerci propriamente un "anello debole": siamo al contempo "forti/deboli". Le ragioni sono ovvie: la maggior forza lavoro in Ticino è rappresentata dai frontalieri, e ciò è da considerare un punto di forza ma il risvolto meno piacevole è senza dubbio alcuno, il dumping salariale che, paradossalmente ci pone in una condizione di debolezza e inferiorità. Riguardo a questo punto nodale, tengo a precisare che sto raccogliendo molte preziose informazioni, grazie ad una parte dei nostri iscritti che, non lasciandosi intimorire, denunciano in forma privata una situazione sviluppatasi negli anni in Ticino. Renderò poi nota una black list di tutte quelle aziende promotrici della disonesta imprenditorialità ticinese». Il clima è realmente così teso? Come è possibile collaborare in queste condizioni?«Con il tempo, ho imparato a comprendere come, in realtà, gli indigeni non siano propriamente riluttanti alla categoria dei frontalieri, e ciò lo dimostra la grande partecipazione solidale degli elvetici, venuti in soccorso ai miei connazionali Abruzzesi. La responsabilità è dunque, da imputare ad una classe politica (Lega dei Ticinesi e UDC) che, nutrendosi di odio sociale, genera un clima di alta tensione tra le due popolazioni. Questa mentalità deve cessare, instillando a piccole dosi nella gente, una "nuova scuola di pensiero", abituandola a porsi con garbo e spirito di pacifica convivenza. Siamo già entrati in questa fase, alcuni segnali positivi si notano all'interno del gruppo, ora anche all'esterno con il progetto CSIR».Concordate con Aureli sul fatto che non è sufficiente urlare sui social e che troppi si limitano a questo?«Sui social, a meno che non si scriva usando la maiuscola, non si urla. Esiste però un utilizzo improprio dello strumento social, ovvero l'insulto da tastiera che, è bene ricordare, ha gli stessi caratteri di reato perseguibile anche in sede penale. L'esasperazione degli eventi, porta ad alzare i toni ma, anche in questo caso, occorre ben interpretare lo spirito intenzionale con cui gli argomenti vengono esposti pubblicamente. Pertanto ritengo opportuno che le battaglie abbiano seguito, con il medesimo vigore, anche al di fuori del circuito virtuale».
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