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Cronaca
06.07.2017 - 11:270
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

La versione del compagno, "si è gettata lei nel vuoto". Non ci sono testimoni oculari

Il 35enne fermato dopo la morte della donna professa la sua innocenza, ammettendo solo che c'era una lita in corso. I vicini hanno sentito le urla e si sono affacciati dopo il dramma, ma non hanno visto cosa è successo realmente

BELLINZONA - Il 35enne eritreo arrestato l'altro giorno per la morte della compagna, caduta dal balcone del loro appartamento, rimane fermo sulla sua versione e si professa innocente.

Aveva detto la stessa cosa subito dopo il fermo, l'ha ripetuta nell'interrogatorio fiume di fronte al Procuratore pubblico Moreno Capella. Una testimonianza resa difficoltosa dai problemi di lingua dell'uomo, ma che sostanzialmente non ha fatto emergere nessuna ammissione, anzi.

Secondo il 35enne, lui e la compagna 24enne stavano litigando, quella maledetta sera, e poi sarebbe stata lei a scavalcare il parapetto e gettarsi nel vuoto, morendo sul colpo.

Due versioni completamente diverse dunque: quella di chi lo accusa di omicidio intenzionale, e la sua. Difficile stabilire, allo stato attuale delle indagini, chi ha ragione, perché non ci sono testimoni oculari del momento in cui la donna è precipitata. Alcuni vicini hanno detto di aver sentito la coppia litigare, e di essersi affacciati, attirati dalle urla, quando lei era già a terra, ma nessuno può dire se la giovane si sia gettata dal balcone oppure se sia stata spinta.

I due bambini della coppia, di 2 e 4 anni, sono al momento in una struttura protetta, e si valuta il loro futuro. Se il padre fosse innocente, potrebbe chiedere di occuparsi di loro, altrimenti chi di dovere sta facendo un giro conoscitivo attraverso connazionali o famiglie affidatarie.

Il giallo è ben lungi, quindi, dall'essere chiarito.
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