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Cronaca
02.11.2017 - 16:490
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Le falle della sicurezza in Ticino. "Il 60-70% degli agenti non ha il patentino, dei pregiudicati lavorano a braccetto con le Polizie. Per avere lavori dal Cantone, poi..."

Un nostro lettore ci racconta la sua vicenda, iniziata esattamente 5 anni fa, "5 anni d'inferno. Due persone ne fecero di tutti i colori, dal falsificare la mia firma a far lavorare i miei uomini in Italia, e fecero fallire le mie ditte. Ma assieme ad altri pregiudicati, continuano a lavorare"

BELLINZONA – “Oggi, 2 novembre 2017, sono cinque anni che la mia vita è un inferno”. A chiamarci è un nostro lettore, che ci racconta la sua vicenda, la quale si intreccia con il mondo della sicurezza. “Falle nel sistema? Tantissime! Si va per conoscenze, e pensiamo ai pregiudicati che lavorano… Senza scordare chi non ha il permesso!”.

Ma andiamo con ordine. Noi conosciamo i nomi delle persone e delle aziende coinvolte, però scegliamo di non pubblicarli. Il nostro interlocutore attualmente soffre di gravi problemi di salute, fino a qualche tempo fa “avevo un gruppo di società che si occupava di sicurezza, la X, di cui ero il principale azionario”. A rovinarlo, come ci racconta, due persone: “Uno dei due lavorava per me, aveva qualche azione: parlo di uno svizzero. L’altro è un frontaliere”.

Ha tanti dipendenti, più di 100. “Da una società ne abbiamo creato quattro, assieme a uno dei due, mentre il secondo, ovvero il frontaliere, era azionista e direttore di un’altra delle mie ditte, la Y. Era una sorta di Adecco, dove riunivamo i nostri dipendenti, in modo da poter offrire un 100% a più persone possibili, facendoli lavorare nelle due ditte di sicurezza e in una dello sgombro neve, giardinaggio e pulizia. Poi quella persona, lo svizzero, si è fatto ingolosire dai soldi, e sono saltati fuori lavoro in nero, appropriazione indebita, persino furti”.

Ma è nella ditta Y, gestita dal frontaliere, che arrivano i problemi maggiori. “Non ha pagato i dipendenti, ci sono stati vari scoperti, ha falsificato mia firma, fatto rilasciare permessi fittizi per far entrare gente in Svizzera, si è addirittura spacciato per me facendo lavorare miei uomini in Italia. È stato preso e da lì è nata una procedura penale. Io ne sono uscito pulito, da Roma mi è arrivato che il caso è chiuso mentre lui è stato condannato”.

L’inferno comincia lì. Il nostro interlocutore è l’azionista di maggioranza, per cui l’AVS si rifà su di lui, mentre i clienti scappano. “Il procuratore pubblico scrisse una lettera all’AVS stessa dicendo che non ero perseguito penalmente, al contrario degli altri due. Anzi, furono arrestati, assieme ad altre tre persone. E di queste cinque, almeno tre lavorano ancora nella sicurezza, ne sono certo. Le pare corretto?”.

Tre, ci dice, sono impiegati in una grossa azienda di sicurezza di Zurigo. Gli altri due, il frontaliere che ha creato problemi nella ditta Y e il ticinese della ditta X, svolgono lavori anche importanti, di loro si dice che forniscano addirittura pistole giocattolo agli agenti, anche se non lo sa. “Come fanno? Beh, è semplice, possono fingere di non fare sicurezza ma di essere agli eventi solo come persone che danno un’occhiata alla gente. Certo, il gioco viene subito scoperto, appena li vedi che scortano gente e hanno un auricolare… Quel che mi fa rabbia è che hanno lavorato a braccetto con la polizia comunale di un Comune dove non era possibile che non sapessero che sono pregiudicati. Devono poter lavorare, ci mancherebbe, ma non in questo settore”.

Un settore pieno di falle, ci confida il nostro lettore. “Ci sono dei minimi salariali a ore o mensili stabiliti per ogni cantone. Ma sa come fanno le aziende a prendere clienti? Si offrono per un prezzo basso, con contratti forfettari: per esempio, ti faccio sicurezza per 10mila franchi. E nessuno può sapere quanti uomini hanno lavorato e per quante ore. Per quanto concerne i lavoratori, si dice loro: hai lavorato, mettiamo, 15 ore, io te ne pago 10 piene. È l’unico modo per rientrare nei costi, calcolando che si lavora molto durante i weekend e nei periodi estivi e meno durante la settimana”.

Per diventare agente, bisogna svolgere un corso. Ci sono molti agenti che in realtà non lo hanno fatto? “Scherza? Tantissimi! Se dovessi azzardare una percentuale, direi 60-70%! Una volta ricordo che avvisai di controllare una persona su cui avevo un sospetto. Mi dissero che era un frontaliere e che aveva il permesso G: su quello non avevo dubbi, domandai di chiedergli il patentino di agente. E mi chiesero, dalle istituzioni, come fosse fatto questo patentino! Come se non bastasse, l’Ufficio che controlla i permessi non effettua alcun controllo, perché chiuso, durante il fine settimana, quando c’è il picco lavorativo”.

Per quanto riguarda i lavori per il Cantone, pensiamo ad Argo, “si va esclusivamente per conoscenze. D’altronde, con la Argo è chiaro, no?”.

Cosa chiede, dunque, a cinque anni esatti dall’inizio della bufera che ha colpito le sue società? “Chiedo che vengano fatti dei cambiamenti. Non è possibile che ad oggi non sono indagato, sono sempre stato ascoltato come persona possibilmente informata dei fatti, e che l’AVS mi abbia reso la vita impossibile, essendo l’azionario di maggioranza, rifacendosi su di me. Vorrei che ci fossero delle leggi chiare: sei in attesa di processo ma ci sono dei fatti chiari, dovrebbe essere evidente, come nel mio caso, di chi è la colpa. Del frontaliere, intendo.. Mi è stato detto che prendono di mira me perché lui vive in Italia e che poi posso farmi ridare i soldi. Devono esserci delle leggi differenti. Se pago per fare un corso di sicurezza, devo essere tutelato. Tu, Stato, devi fare i controlli, e come si deve. Non puoi permettere a dei pregiudicati di lavorare. Come possono lavorare nell’ambito della sicurezza, a braccetto con le istituzioni e le Polizie Cantonali e Comunali?”.
Un mondo, insomma, con un sottobosco dubbio e pieno di ostacoli aggirati, almeno da quanto emerge in questo lungo racconto.
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