ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
01.07.2019 - 11:410

Una volontaria: "Chi di voi in quella situazione non avrebbe fatto come lei? Ci stiamo abituando all'indifferenza"

Barbara Ferrari, infermiera che spesso cerca di aiutare i profughi, dice la sua: "Una volta stavo per portare a casa una bambina, poi... Questa è la normalità, dovrebbe esserlo: siate tutti un po' Rackete"

BELLINZONA - Impazza, anche sui social, la discussione in merito alla Sea Watch e al gesto della capitana Carola Rackete, ora ai domiciliari, di portare i migranti a Lampedusa. Come dice qualcuno, si notano toni quasi da stadio, tra chi la sostiene e chi la condanna.

Riportiamo in forma integrale un lungo post di una giovane che spesso fa volontariato e cerca di aiutare chi ne ha bisogno nei campi profughi. Lei è l'infermiera Barbara Ferrari e ha voluto andare un po' oltre la divisione pro o contro Carola, come si può definire ciò che è in atto nel web.

Ecco il suo pensiero:

"Chi mi conosce sa che ho passato due anni della mia vita a fare avanti e indietro dalla Svizzera alla Grecia, e, sempre chi mi conosce sa che ho iniziato a farlo poco dopo che è nata mia figlia.

Chi mi conosce bene sa che in diverse situazioni mi sono ritrovata a dover scegliere se rischiare l'arresto per aiutare qualcuno oppure scegliere la lenta, faticosa, costosa e quasi impossibile, via legale.

Solo qualcuno sa che ogni tanto ho barato (non entro nei dettagli), in tanti sanno che in modo legale sono (siamo, non ero mai da sola) riuscita a far uscire qualcuno dalla Grecia. Ho sempre scelto la via legale per il semplice fatto che ho fatto un patto con il padre di mia figlia. "Se devi andare vai ma ricordati che hai delle responsabilità, non verso di me ma verso di lei." Il mio fagottino cicciottino. Questo mi è costato parecchio, non tanto in soldi ma in sofferenza perchè ho dovuto accettare situazioni che per me erano (e sono ancora adesso) inaccettabili.

Qualcuno, non tutti perché non amo sbandierare le mie emozioni in pubblico, sa che ho dovuto e tutt'ora devo fare i conti con la mia coscienza e con i sensi di colpa. Non si possono vedere certe cose, non fare nulla e dormire sereni la notte. Fidatevi, non si può.

Un giorno stavo per prendere un bebè e portarlo via con me. Era una bambina come la mia, aveva gli occhi blu come la mia, mi tirava i capelli come la mia, sbavava come la mia e sorrideva sempre, come la mia bambina. Era un piccolo sole, forse perché ancora non aveva capito di essere nata nella parte sbagliata. I bambini non lo sanno. 

Il suo problema, oltre ad essere nata da genitori siriani e quindi senza alcuna possibilità di aiutarla, era una malattia al suo cuoricino. Ricordo esattamente il momento in cui sua madre me l'ha messa in braccio e mi ha chiesto di portarla in Svizzera. "Portala con te e falla curare, qui morirà sicuramente e io sono disposta a non rivederla mai più ma sapere che vive. La amo troppo per vederla morire."

In un secondo nella mia testa è successo un casino che non finiva più, mi ricordo che il primo pensiero è stato: "c---o si. La porto via con il passaporto di mia figlia, la porto in Svizzera e mi costituisco, faccio arrivare i genitori e la piccola verrà curata." 

Poi ho pensato a cosa diavolo avrei dovuto fare esattamente una volta arrivata in Svizzera, cosa sarebbe successo alla bambina e a come mi sarei sentita se una s-----a con il passaporto mi avesse portato via mia figlia per farla curare. Quella mamma aveva bisogno del suo bebè e quel bebè aveva bisogno della sua mamma. 

"Non posso, mi dispiace." Non sono neanche riuscita a guardarla negli occhi, le ho ficcato la bambina tra le braccia, mi sono girata e me ne sono andata.

Non sono così s-----a come credete, sono riuscita a ritrovarla perché ci sarei impazzita, le ho fatto avere un telefono, dalla Grecia ho fatto un appello qua in Fb, ho raccolto i soldi e le ho (abbiamo) pagato un avvocato con i controc---i. 

Due mesi dopo erano in viaggio per la Germania, la piccola è stata curata e poi ho perso i contatti con loro. Non ho più il loro numero, non so niente, però è stata curata e io sono qua a raccontarlo da casa mia e non dal carcere. Ma quanto mi è pesato.

A qualcuno verrà da pensare: "brava, complimenti". Ed è qui che vi sbagliate perché io non sono brava. Io sono una persona normalissima, sono una donna che lavora, sono una mamma, una che parla male degli altri, che ogni tanto perde la pazienza troppo in fretta sono una che quando pesta il mignolo contro il mobile tira giù tanti di quei cristi che non potete immaginare, come ogni persona normale. 

Non sono brava. Le persone a cui ho raccontato questa storia hanno fatto tutte la stessa faccia, quella che è venuta a me in quel momento, davanti a quella donna e quella bambina che potevamo essere noi. Ho capito qualcosa di bellissimo, che mi ha aiutato poi ad accettare un pò di più il fatto che in questo mondo di m---a, io, ci ho fatto una figlia.

Ho capito che le persone normali sono fatte così, avrebbero fatto qualsiasi cosa per aiutare quella piccola. Non potete immaginare come questo pensiero mi abbia sollevata, come mi abbia fatto cambiare l'idea che avevo del mondo in quel momento.

Arriviamo al dunque che qua si fa tardi e io ho delle vacanze da godermi. Parliamo di Carola Rackete, l'eroina del giorno. Mi è piaciuta tanto, tantissimo ma ho come l'impressione che ci stiamo abituando alle cose sbagliate. Chi di voi in quella situazione non avrebbe fatto quello che ha fatto lei? ve lo dico io. 

Lo avremmo fatto tutti (o quasi), ve lo assicuro perché non bisogna essere eroi per voler salvare qualcuno. 

Ci stiamo abituando all'indifferenza, ci stiamo abituando ad una violenza pericolosa, al menefreghismo più totale in un mondo sempre più cattivo. 

A Carola Rackete vanno tutto il mio rispetto e la mia stima ma mi dispiace che venga vista come una super donna. Il fatto che lei sia vista come un'eroina toglie la possibilità a tutti i comuni mortali di compiere azioni come la sua (chiaro, io non sarei in grado di guidare una nave, è già bello che so usare la bicicletta). 

Io sono sicura e questo mi rende incredibilmente fiera del genere umano, che chiunque (o quasi) in determinate circostanze, avrebbe fatto ciò che ha fatto lei, perché é nel nostro istinto e perché, c---o, é giusto così.

Adesso ho finito questo post infinito. Sappiate solo che questa è la normalità, dovrebbe esserlo e io ho fiducia in noi. L'ho capito dalla vostra faccia quando vi ho raccontato di quella bambina, solo che ogni tanto é comodo fingere che la realtà non é poi così male perché sapere fa soffrire. 

Siate tutti un pò più Rackete, lo si può essere facilmente ogni giorno, senza dover imparare a guidare una nave".

Potrebbe interessarti anche
Tags
bambina
rackete
figlia
via
svizzera
carola
piccola
grecia
bisogno
pensiero
© 2024 , All rights reserved