BUSTO ARSIZIO – A Busto Arsizio sanificano anche le strade. “Mi sembra di essere tornata indietro di trent’anni, ai tempi di Chernobyl: bisognava lavare tutto, non mangiare alcune cose. Ecco, quando ho visto quella scena mi è parso di essere indietro nel tempo”. La signora Antonia mentre parla con noi è alla finestra: “Non passa anima viva”.
Ha 67 anni, vive col marito, con la figlia, il marito di lei e il nipotino di due anni. Un esempio di intergenerazionalità che però non fa paura. “Io sono nella fascia a rischio,. Mio marito anche. Il mio nipotino ha 2 anni, non esce di casa da quando hanno chiuso il nido tre settimane fa. Grazie al cielo abitiamo in una casa con giardino, in periferia, per cui ogni tanto usciamo in giardino o nei campi dietro. Il bambino non ha più avuto contatti con nessuno. Adesso anche mia figlia è in ferie forzate. Non abbiamo paura del contatto col piccolo, in questa situazione”.
Il piccolo chiede alla nonna perché non si esce più. “Coronavirus vai via che io voglio fare una passeggiata”, dice, ogni tanto, sul balcone. Sarebbe bello potesse scacciare il virus!
“Tre settimane fa quando hanno chiuso il nido eravamo scettici, anche se abbiamo rispettato le norme. Non siamo presi dall’ansia e dall’angoscia, semplicemente rispettiamo quel che si deve fare. Sono tre settimane che siamo in casa”, ci racconta la signora. E la reclusione pesa. “È irreale. Lo è il non poter andare a trovare gli amici, non poterli far venire a mangiare una pizza. È irreale”, ripete. “Non sembra possibile che siamo in casa da tre settimane. Non vedi passare nessuno, a parte qualcuno coi cani: il bambino vuole andare a salutare, ma gli diciamo che non può. È davvero irreale solo sentire le persone al telefono”.
Un’amica della figlia della signora Antonia è stata contagiata a Casalpusterlengo, è appena uscita dalla quarantena. Ha vissuto tre settimane in due locali senza vedere nessuno, adesso sta bene. “Abbiamo paura di essere contagiati? Tengo il pensiero ben lontano, lo mando via quando arriva. Fa paura, come tutte le cose si pensa che succede agli altri ma non deve succedere a te. È diverso finchè tocca persone che comunque non sono noi. Appare lontano da noi”.
Racconta come la figlia e il genero, quando escono per far la spesa, mettono la mascherina e i guanti e mantengono le distanze. “Non hanno visto scene di assembramento, la gente compra con ordine. Abbiamo notato che le persone hanno capito che devono stare lontane. Si è riusciti a far comprendere a tutti quel che si deve fare, almeno per quel che vediamo noi”.
Non si spiega come mai l’Italia e la Lombardia in particolare siano stati così colpite. “Mi chiedo come sia potuto succedere. Va bene che è qualcosa di invisibile, ne parliamo ma nessuno la vede, però mi domando come mai proprio in Lombardia. Eppure non siamo un paese senza precauzioni. Per fortuna abbiamo cose che funzionano e aiutano tante persone a salvarsi. È difficile essere freddi per organizzare tutto in una situazione simile, che è come una di guerra, o come una carestia. Pensiamo a quando si vedevano certe scene apocalittiche nei film, che ci parevano lontane… ora sono realtà”. La signora Antonia non ha vissuto sulla sua pelle la guerra, ma rivolge a un pensiero a 80enni e 90enni. “Per loro è ancora è peggio, ritornano alla mente quei momenti difficili, che si credeva fossero passati”.
Sul futuro è ottimista. “Quando si tocca il fondo poi ci si rialza sempre. Mi auguro che, anche se magari con un po’ di difficoltà, ci risolleveremo tutti”.
Non vede l’ora di poter andare a trovare gli amici e abbracciarli. “Quando è finito tutto, vengo in Ticino e ci vediamo davanti a un buon caffè, vero?”. Promessa accordata, con piacere. Per ora resta Skype, che non è la stessa cosa.