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Cronaca
11.01.2021 - 18:020

Moncucco e EOC lanciano un appello al Consiglio di Stato. "Se la situazione non migliorerà dovremo alzare bandiera bianca"

Camponovo parlando coi suoi collaboratori ha tracciato un quadro drammatico: il rischio è di dover trasferire dei pazienti Covid oltre Gottardo e dover riorganizzare le cure per i non Covid

di Marco Bazzi

LUGANO – Il messaggio è chiarissimo e suona come l’ennesimo grido d’allarme del settore sanitario alla politica: non siamo più in grado di reggere questa pressione pandemica, fate qualcosa!

Un messaggio che più di altre volte ha il sapore dell’ultimatum, quello che i vertici della Clinica Moncucco e dell’Ente Ospedaliero hanno inviato in queste ore al Consiglio di Stato, chiedendo misure di contenimento più efficaci per frenare i contagi.

In caso contrario si dovranno ridurre altre attività elettive negli ospedali, vale a dire rimandare a tempo indeterminato interventi e ricoveri non urgenti, così da permettere di concentrare il massimo dello sforzo per la cura dei pazienti più gravi, indipendentemente dal fatto che siano colpiti dal virus o da altre patologie.

E, se i contagi non diminuiranno, occorrerà anche valutare il trasferimento di alcuni pazienti Covid in ospedali di Oltre Gottardo, una misura che finora non era mai stata ventilata.

Insomma, il settore ospedaliero avverte: se la situazione non migliorerà saremo costretti ad alzare bandiera bianca.

Il direttore della Moncucco, Christian Camponovo, ha informato oggi medici e collaboratori della Clinica tracciando una drammatica fotografia della situazione.

Nella comunicazione interna ha premesso che, per la prima volta dopo più di un mese, la scorsa settimana è stato registrato in Ticino un calo delle ospedalizzazioni di pazienti COVID. Ma ha aggiunto che “sul fronte delle cure intense c’è stato un ulteriore aumento, che si protrae ormai da 10 giorni, con una crescita a livello cantonale dei posti letto occupati: +10 in una ventina di giorni. Questa evoluzione ha obbligato noi e l’Ospedale la Carità di Locarno ad aumentare i posti letto di cure intense che assieme mettiamo a disposizione della popolazione ticinese e che ad oggi possono raggiungere un massimo di 62 unità (51 quelli occupati questa mattina). Una riduzione dei letti di cure intense occupati al momento non è ancora in vista”.

Le strutture COVID del Cantone, scrive Camponovo, “ritengono che non sia possibile mantenere questo livello di contagi, e le conseguenti necessità di cure ospedaliere, ancora per settimane o mesi. Solo una riduzione della quantità di virus che circola sul territorio, grazie all’introduzione di misure di contenimento più efficaci, può permetterci di far scendere la pressione sui nostri reparti e soprattutto sulle cure intense e può permetterci anche di riprendere progressivamente la nostra attività a favore anche dei pazienti che non sono affetti da COVID. Una riduzione dei contagi si impone anche per contenere i decessi, che nel nostro Cantone continuano a mantenersi a livelli molto elevati se confrontati con quelli della maggior parte delle nazioni a noi vicine”.

Camponovo spiega poi che un appello in questo senso è stato indirizzato al Consiglio di Stato, “con l’importante sostegno dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino. Nel corso della settimana sono attese delle decisioni che speriamo possano aiutarci ad incamminarci nella buona direzione, pur nella consapevolezza che la lotta contro il virus durerà ancora a lungo”.

In attesa delle decisioni politiche, il direttore della Moncucco garantisce che la Clinica sta facendo tutto il possibile per rispondere ai bisogni della popolazione, dei medici curanti e dei medici accreditati: “Malgrado l’apertura di ulteriori 7 letti di cure intense, al momento grazie all’impegno di tutti riusciamo a garantire un’attività operatoria su due sale e l’ospedalizzazione di pazienti NON COVID su due reparti di cura, che tornano al normale regime dopo la riduzione delle capacità delle scorse 2 settimane. Di principio nei 2 reparti non COVID è possibile ospedalizzare pazienti di tutte le specialità, ben sapendo che i medici attivi in questi reparti sono pochi. A dipendenza delle decisioni che saranno prese dalle autorità in questi giorni procederemo eventualmente ad adeguare le capacità e l’organizzazione interna”.

 

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