Le bottiglie di pregio della Gintoneria, denominate “da 40 o 50 gambe” (una “gamba” corrispondeva a mille euro), finiranno all’asta
La parabola discendente di "The King" Davide Lacerenza, 60 anni sabato prossimo, si chiude con una sentenza definitiva: quattro anni e otto mesi di carcere patteggiati davanti al gip di Milano Marta Pollicino, per reati legati all’attività della celebre Gintoneria di via Napo Torriani e del privé “Malmaison”, locali finiti al centro dell’inchiesta su escort, droga e riciclaggio.
Lacerenza, figura molto conosciuta negli ambienti mondani lombardi e anche in Ticino — dove nel 2022 fece scalpore la sua presenza al festino organizzato nella Scuola Media di via Varesi a Locarno che costò il licenziamento a un docente — dovrà ora risarcire lo Stato in modo singolare: con lo Champagne.
Le bottiglie di pregio della Gintoneria, denominate “da 40 o 50 gambe” (una “gamba” corrispondeva a mille euro), finiranno infatti all’asta, per un valore stimato di 900 mila euro, cifra destinata al risarcimento. Confiscati anche gli arredi dei locali e decine di migliaia di euro presenti sui conti correnti. Il risarcimento, in questo caso, non è destinato “a un soggetto terzo” (come potrebbero essere vittime di danno diretto), bensì riguarda lo Stato italiano, in quanto le misure di confisca sono ordinate dal giudice penale per somme ritenute derivanti dall’attività illecita o in parte illecita dell’imprenditore.
Al fianco di Lacerenza anche la compagna Stefania Nobile, figlia della televenditrice Vanna Marchi, che ha a sua volta patteggiato tre anni, con l’affidamento ai servizi sociali presso la Protezione civile.
L’imprenditore, caduto in una spirale di dipendenza da cocaina, avrebbe intrapreso un serio percorso di disintossicazione e manifestato l’intenzione di “rimettersi a lavorare”, come riportano i magistrati. «Non esistono cause perse», si legge nelle carte, che descrivono un uomo ormai lontano dalle notti sfrenate e dagli eccessi di un tempo.
Un tempo in cui, nella Gintoneria, scorreva fiume di Champagne e cocaina, tra clienti ricchi e annoiati, giocatori d’azzardo e aspiranti celebrità.
Ora, a chiudere il cerchio, saranno proprio quelle bottiglie — simbolo di un lusso effimero e autodistruttivo — a pagare il conto della giustizia.