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23.11.2015 - 11:280
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Divieto sul burqa e metal detector, il Gran Consiglio ha paura?

Adottate misure supplementari in vista della sessione del Parlamento. Normale scelta di sicurezza o condizionata dal clima e dal tema in discussione? Ufficialmente, è stata colta l'occasione per testare un nuovo sistema di sicurezza, ma...

BELLINZONA - In un clima di paura generale, ogni argomento collegato all'Islam merita attenzione. In Gran Consiglio, a una decina di giorni dagli attentati di Parigi, si discute della legge sul divieto del burqa. Una coincidenza che probabilmente non fa dormire sonni tranquilli a Palazzo delle Orsoline, se è vero che nei giorni scorsi è comparso nei corridoi un metal detector. Misure di sicurezza particolari dopo i fatti di Parigi? Una precauzione che se non si parlasse di burqa non sarebbe stata presa? Per cercare di capire, abbiamo contattato il portavoce della Polizia cantonale Renato Pizzolli, che ci rimanda alla cancelleria. Delle misure, in effetti, sono state prese, conferma Gionata Buzzini, dei servizi del Gran Consiglio, viste le circostanze. Non si sbottona su che cosa sia stato fatto, ma viene sottolineato il fatto che la sicurezza in Gran Consiglio è un tema di cui si occupa costantemente e che ci si sta approfittando delle circostanze per provare nuovi sistemi, la cui efficacia verrà valutata dopo questi giorni. Infine è il cancelliere Giampiero Gianella a rispondere alle nostre domande. «Sulla base di una richiesta di valutazione da parte della presidenza del Gran Consiglio, in collaborazione col comando della Polizia, abbiamo valutato se e secondo che modalità prevedere dei rafforzamenti del controllo del servizio d'ordine usuale, e dato che era uno dei possibili scenari abbiamo predisposto a titolo di test il metaldetector. Potrebbe essere utilizzato a titolo sperimentale in modo parziale per chi si reca sulle tribune, senza aver avuto nessun segnale di rischio particolare». Capita a fagiolo, insomma, la discussione sul burqa, anche se Gianella conferma che, a quanto ne sa, non ci sono rischi particolari. «Abbiamo ritenuto comunque di cogliere questa occasione per testare il sistema da un profilo pratico». Visto il clima, qualcuno aveva pensato a un rinvio della discussione sul burqa, cosa ne pensa Gianella? «È una valutazione che spetta alla politica, in particolare al Gran Consiglio e al suo ufficio presidenziale. Non mi risulta che sia stato proposto un cambiamento, resta ovviamente riservata la possibilità che arrivi una proposta in questo senso. Ci sono indicazioni favorevoli e contrarie. L'oggetto era programmato, per cui è possibile che si ritenga possa essere affrontato e risolto secondo programma, in un senso o nell'altro. Il clima può essere una spinta in questo senso. A noi è stato semplicemente chiesto di verificare il rischio dati il tema e il momento, e noi abbiamo deciso di provvedere al rafforzamento delle misure per la svolgimento regolare della discussione. Sulla base dell'esperienza odierna si vedrà se mantenere questa modalità nel tempo o sostituirla con altre». L'impressione che rimane dopo il giro di telefonate è che le misure, più che ordinarie, abbiano a che fare col divieto sul burqa e con il timore in cui i fatti di Parigi hanno fatto sprofondare il mondo intero.
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