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28.02.2016 - 16:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Predomina il peggiore leghismo», Cavalli ne ha per tutti: partiti borghesi, RSI e società civile

Durissimo commento di Franco Cavalli al sì ticinese all'iniziativa UDC. «Si ragiona di pancia. A Zurigo, i giornalisti per la storia dello stupro sarebbero stati licenziati»

BELLINZONA - La Svizzera boccia l'iniziativa dell'UDC per l'espulsione dei criminali stranieri, con una rimonta dei no nelle ultime settimane. Diversa la situazione in Ticino, dove la proposta democentrista è passata. Per commentare i risultati e soprattutto questa differenza abbiamo parlato con Franco Cavalli, che non usa mezzi termini.La Svizzera dice no, il Ticino dice sì: se lo aspettava?«Si, mi attendevo questi risultati. Sino a due mesi fa avrebbe vinto il sì anche a livello federale, poi per fortuna c'è stata una grande mobilitazione della società civile, con artisti, ricercatori, sportivi, mentre i partiti hanno fatto poco e la associazioni economiche e i padroni si sono rifiutati di pagare anche un solo franco per la campagna per il no. La mobilitazione della società civile ha portato a un risultato che appariva impossibile sino a poche settimane fa. Ci si è accorti in che direzione si stava andando in tutto il paese, salvo che purtroppo in Ticino. Da noi siamo ancora in un'epoca di predominio del peggiore leghismo, della gente che lavora con la pancia e non col cervello, e quindi ci vorrà ancora un po' di tempo prima che l'opinione pubblica ritorni a ragionare in termini non di pura emotività. Quindi, in base al vento che tirava nelle ultime settimane mi aspettavo un risultato simile». Parlava di società civile decisiva a livello federale, possiamo dire che in Ticino sono stati soprattutto Lega e UDC a tirare la volata e dunque a determinare il sì?«La società civile da noi non è ancora così strutturata, in Ticino gli intellettuali dormono molto di più che nel resto della Svizzera, anche su altri temi quali l'aborto o l'eutanasia dove predomina un'etica di tipo calvinista c'è molto più la tendenza a ragionare sulle questioni e non a reagire con l'impulso emotivo come è insito nella cultura latina. In Ticino tutta la discussione politica degli ultimi due o tre anni si è concentrata soprattutto sul problema dei frontalieri, assolutamente dominato dalla Lega e dall'UDC. I partiti borghesi in Svizzera tedesca si sono attivati, da noi su questo argomento non sono in grado di fornire un'alternativa, anche perché dovrebbero cominciare a spiegare alla gente che la colpa non è dei frontalieri ma dei padroni, che sono tutti liberali o pipidini. Siamo in una specie di buco, di pozzo, da cui non si riesce a uscire e questo travisa un po' tutto il dibattito politico». Questo voto potrà influenzare i rapporti fra il Ticino e Berna, non sempre idilliaci?«Non credo, perché nel resto della Svizzera i risultati di questo tipo in Ticino in parte non vengono più presi sul serio e dall'altra si dice che sono dati dal fatto che qui, ed è anche vero, ci sono delle condizioni particolari per cui i ticinesi non sono in grado al momento di ragionare con la testa».Chiaramente, la situazione particolare del Ticino avrà influito, non pensa?«Se fosse capitato a Zurigo ciò che è successo qui con la storia dei quattro africani che pareva avessero violentato una ragazza sul treno, se la radio avesse fatto lì ciò che è capitato da noi, dove è stata sostenuta una tesi che non era vera, quei giornalisti sarebbero stati licenziati. Da noi l'informazione è in mano leghista, lo si sente anche dai toni che danno. Anche questo influenza il ticinese, per anni si è sostenuto che la RSI fosse un covo di sinistra, invece ora l'informazione è in gran parte influenzata dalla Lega o da un diffuso leghismo che spiega anche questa incredibile storia dei violentatori, un'invenzione totale. A Zurigo o a Berna non sarebbe potuto succedere».
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