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18.04.2016 - 12:130
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Parla Franco Denti: «era stata Michela Delcò Petralli a farmi la corte... . È una situazione kafkiana»

Intervista esclusiva con Franco Denti. «Non miro alla "cadrega", e non escludo che Noi possa diventare un partito. Epurazione dei pro Savoia? Sembra di sì... »

BELLINZONA - Franco Denti, il giorno dopo la clamorosa espulsione dai Verdi. «Mi consola che furono espulsi anche Franco Cavalli e John Noseda, la lista non è molto numerosa ma perlomeno sono in buona compagnia... ». E ora cosa succederà? È sorpreso dalla decisione del comitato cantonale di espellerla dal partito? O se l’aspettava?«Non me lo aspettavo, sono deluso e rammaricato. Col gruppo parlamentare si lavorava, ci sono delle scelte, come i candidati a Lugano, fatte negli ultimi tempi che non ho condiviso. Ma capita in tutte le famiglie. Nessuno mi si è messo di traverso per quello, comunque. L'accusa che mi dà più fastidio è il fatto che si dica che non faccio niente: al gruppo ho sempre partecipato, nessuno mi può rimproverare per quanto concerne il lavoro commissionale. Le strutture di partito sono fatte, ci sono un coordinatore e un capogruppo, la coordinatrice è addirittura una deputata per cui dire che la comunicazione non passa mi sembra eccessivo, quando alle riunioni del gruppo sono presente a entrambe. E non sono l'unico che non va al comitato cantonale, non è un obbligo, abbiamo già abbastanza da fare. La scelta è stata fatta in contumacia, non so se con la mia presenza sarebbe cambiato qualcosa, ma il diritto di essere ascoltato dovrebbe essere normale, dalla bocciofila in su».Lei ha ad esempio accusato Nicola Schoenenberger in poche parole di mirare al gettone del Cda delle AIL. È normale che il suo tweet non sarebbe rimasto inosservato…«I Verdi hanno fatto un'iniziativa firmata da tutto il gruppo sui conflitti di interesse, quindi è un tema caldo e si è andati un po' oltre. Credo che il signor Schoenenberger lo abbia recepito nella maniera giusta, del resto se si vuole fare politica in modo diverso ci si deve proporre in modo diverso. È una mia idea e un mio convincimento e poteva essere normale essere attaccato per il tweet, anche se non è successo, almeno che io sappia».Ma a suo avviso nei Verdi si stanno “epurando” tutti quelli che erano vicini a Savoia?«La sensazione è purtroppo sembra essere così».A proposito di Savoia, la sua decisione improvvisa di mollare tutto per ritornare in RSI lei come l’ha vissuta? Come un tradimento?«Nel percorso personale delle persone ci sono occasioni che passano una volta sola. C'è stato rammarico, ma guardi che la prima a farmi la corte affinché entrassi nei Verdi è stata Michela Delcò Petralli, non Sergio Savoia, per cui la delusione è ancora maggiore. Il gruppo parlamentare della scorsa legislatura mi è piaciuto, l'ho frequentato e prima di aderire abbiamo approfondito le tematiche, oggi chi gestisce i vari comitati sono coloro che alle cantonali dello scorso aprile si erano defilati o ci avevano giocato contro, oggi si trovano a gestire il partito. Chi intendo? Alcuni membri del comitato cantonale, che durante la campagna elettorale non hanno dato supporto ai candidati, anzi dicevano di non votare per i Verdi: c'è gente che partecipa solo quando c'è qualcosa da raggiungere e non mi piace. Io, pur non essendo d'accordo su alcune tematiche, non ho detto nulla, ho richiamato l'attenzione su temi etici che devono essere condivisi».Nel suo comunicato stampa dice di voler rimanere in Gran Consiglio collaborando con i Verdi. Quindi di dimissioni dal parlamento non se ne parla…«Mi hanno comunicato ieri la decisione, per telefono, ci ho dormito sopra una notte e oggi dovrò andare in Gran Consiglio con questa decisione sul collo... vedremo. Non lascio il posto in Parlamento, assolutamente. La cosa assurda è che nel gruppo l'ambiente descritto di non collaborazione e di non parlarsi non esiste, la situazione è kafkiana. Ho parlato col capogruppo, ci dovremo incontrare e valuteremo cosa deciderà il gruppo».Col senno di poi, si è pentito di aver lasciato il PPD per i Verdi?«Con i se e con i ma non si fa la storia. Non sono pentito, sono deluso in questo momento, d'altronde nella vita si fanno delle scelte che a volte sono positive altre meno. Il mio problema è che non ho la sindrome di cadregopoli per cui non riesco neppure a essere cattivo (ride, ndr.), non sarò io di certo a fare polemiche. So che in molti sorrideranno, e va bene, non si può fare nulla».E ora come continuerà la carriera politica di Franco Denti? Con una nuova casacca? Magari quella della Lega?«Quando ero nel PPD non andavo bene perché filo leghista, adesso... . Non so, oggi come oggi non so cosa dire. Sono entrato in politica a 50 anni perché avevo un debito verso il Canton Ticino: avevo degli obiettivi nella mia vita e li ho ottenuti tutti, dunque mi sono detto che volevo dare indietro un po' di tempo. Questo vuol dire essere libero nel pensiero, ho i miei ideali e cerco di portare il mio contributo, su tematiche sanitarie e sociali credo di poter dire qualcosa. Con che casacca? I partiti sono superati, lo sostengono tutti, però non si riesce a trovare un'altra via per far politica. La speranza che si possa fare in modo diverso ce l'ho, non ho ambizioni particolari e mi metto a disposizione di chi vuol sentire cosa ho da dire, mi piacerebbe continuare a pensare di lavorare per gli interessi del Cantone».Ora che non è più nei Verdi, potrebbe cambiare il destino di Noi?«È un'associazione che vuole riflettere, come altre che nascono come foro di discussioni e la loro crescita dipende dalla gente. Abbiamo lanciato l'idea di un'iniziativa nel caso non si decida sul conflitto di interessi, ma sono cose che vengono fatte dalla società civile. Non posso escludere che potrà diventare un partito, l'ambizione è di raggruppare una tipologia di persone che crede che bisogna andare oltre la sinistra e la destra per fare politica».
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