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22.02.2019 - 17:440

Un atto parlamentare per una compensazione al Ticino fa scontrare PLR e UDC

Merlini, Cattaneo e Abate sono pronti a chiedere una compensazione finanziaria a favore del nostro Cantone che ha sempre pagato i ristorni, per i democentristi è un atto fotocopia di uno di Chiesa

BERNA – Il PLR chiede a Berna una compensazione per il Ticino, nel caso in cui non si concretizzasse l’accordo con l’Italia, come una concretizzazione del principio di solidarietà confederale (“Unus pro omnibus, omnes pro uno”) sancito dalla Costituzione svizzera. E l’UDC si infuria.

“Una forma di compensazione finanziaria a favore del nostro Cantone – che per le note ragioni storiche era stato penalizzato dall’Accordo del 1974 – è già stata ipotizzata nel 2017 dallo stesso Consigliere federale Ueli Maurer, nella sua veste di responsabile del DFF, in un incontro con la Deputazione ticinese, se non si fosse sbloccata la situazione con l’Italia. La compensazione potrebbe essere adottata nel quadro della revisione della Perequazione finanziaria della Confederazione o in altri ambiti: non sarebbe altro che una concretizzazione del principio di solidarietà confederale (“Unus pro omnibus, omnes pro uno”) sancito dall’art. 44 cpv. 1 della Costituzione svizzera”, spiega Giovanni Merlini.

Che infatti è pronto a agire. “Un nuovo atto parlamentare promosso con i colleghi Fabio Abate e Rocco Cattaneo sarà quindi depositato all’inizio della prossima sessione parlamentare affinché sia ripreso il filo di quel discorso e si riporti l’attenzione del Consiglio federale sul prezzo che il nostro Cantone si è accollato in tutti questi quarantacinque anni per volontà della Confederazione. È tempo di fare un po’ di conti a Berna e di ottenere un equo indennizzo”. 

L’UDC, in una nota, ha detto di aver piacere per il fatto che il PLR depositi questo atto. Un piacere però “purtroppo attenuato dall’evidente motivazione elettorale a monte di una richiesta che il PLR, partito filo-governativo senza se e senza ma, ha in passato sempre combattuto – almeno a livello cantonale. Per dare a Cesare quello che è di Cesare, infatti, è opportuno rendere noto che una mozione in tal senso era già stata depositata dall’UDC Marco Chiesa il 12 settembre 2017. Il parere del Consiglio federale fu in quell’occasione molto esplicito: la mozione s’ha da respingere!”.
I motivi? “Mancanza di una regolamentazione che permetta alla Confederazione di versare delle compensazioni finanziarie e perché tale risarcimento costituirebbe una discriminazione nei confronti degli altri Cantoni”.

Siccome in questo periodo poco o nulla è cambiato, per i democentristi la mossa liberale serve a distrarre l’elettorato dal fatto che, a loro avviso, sono fra i responsabili della situazione attuale sul mercato del lavoro ticinese. Oltre a quello che viene chiamato i tradimento al 9 febbraio, il PLR si è espresso ora a favore “di un provvedimento che ha in realtà fino a oggi avversato. O ha già dimenticato che, a livello cantonale, il 17 settembre 2017 il deputato in Gran Consiglio Tiziano Galeazzi, aveva inoltrato una mozione volta – oltre che al blocco dei ristorni all’Italia dell’imposta preventiva pagata dai frontalieri – anche alla richiesta di detto indennizzo alla Confederazione? E che il rapporto che affossava la mozione – facendo “copia e incolla” delle motivazioni espresse dal Consiglio federale in risposta all’atto parlamentare di Chiesa – era redatto dal deputato Matteo Quadranti (PLRT), e fu sostenuto in aula dallo stesso partito?”.

Non c’era un rapporto di minoranza e non si fece nulla, ma l’invito dell’UDC al PLR è, “se vorrà sottolineare la posizione modificata – e, come detto sopra, benvenuta da parte dell’UDC – della sua deputazione a Berna, avrà l’opportunità per farlo appoggiando la mozione Galeazzi. Ma, ci si perdoni un certo scetticismo, siamo più propensi a credere che assisteremo all’ennesima arrampicata sugli specchi nel tentativo (speriamo per una volta vano) di spacciare il diavolo per acquasanta agli occhi degli elettori”.

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