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18.05.2017 - 20:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Beltraminelli vuole il diritto all'assistenza anche per gli stranieri. "Per paura di essere espulsi, non la chiedono. Ma così aumenta il degrado sociale"

Il Ministro riflette a 360° sulla situazione economica ticinese. "Si investe per evitare l'esclusione di chi è in difficoltà. Se ritroviamo il senso di comunità, è possibile un rilancio"

BELLINZONA – Il Ticino è ormai divenuto un Cantone povero e deve rassegnarsi? In sostanza, è ciò che diceva un’analisi pubblicata da Andrea Leoni su liberatv.ch qualche giorno fa, quando sono stati pubblicati i numeri dell’assistenza. La colpa? Delle contingenze internazionali e locali, e non si possono incolpare i politici, che cercano di mettere pezze dove possono, consci che i soldi, ormai, non ci sono più. Per dirla con Leoni, “il Ticino continua a ragionare e a progettarsi come se fosse un ristorante stellato. Ma sempre più cittadini non hanno i soldi neanche per andare a mangiare la pizza”.
Il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli ha letto l’articolo e ha voluto inviare al portale delle osservazioni, che riprendiamo. A suo avviso, riflettere su un tema del genere porta i ticinesi a rivalutare il valore della parsimonia.

“La situazione in Ticino è seria ma non è drammatica perché lo stato sociale funziona anche se è più sollecitato che in altri cantoni e vi è ancora molta sensibilità sociale: negli anni il benessere si è accresciuto molto e si è diffuso ma non tutti ce la fanno da soli. Perciò si investe per evitare l’esclusione di chi è in difficoltà finanziarie perché non ha più lavoro o non riesce a entrare nel mondo del lavoro. Si lavora molto per l'integrazione e l'inclusione sociale anche degli stranieri”, spiega Beltraminelli.

Lo Stato sociale stesso “in Ticino è ancora molto generoso, malgrado le faticose e necessarie riforme che siamo riusciti a realizzare un po’ alla Don Quijote (oltre 60 milioni di minor spesa corrente nei compiti del dipartimento). La nostra società è ancora molto sensibile ai bisogni dei ticinesi più poveri. Vi è invece una crescente insofferenza per gli immigrati certamente legata ai timori per il futuro…”.

La questione legata agli stranieri che chiedono gli aiuti però non è semplice come potrebbe sembrare. “Il numero delle persone in assistenza aumenta anche perché purtroppo molti rifugiati ammessi non hanno una sufficiente formazione professionale per le esigenze svizzere e per tre quarti restano a carico di questa rete sociale. Il timore dell'espulsione è cresciuto negli stranieri. Chi non ha i mezzi per provvedere al proprio sostentamento dopo qualche tempo viene espulso, quindi sempre più permessi B limitano il ricorso agli aiuti sociali. La nuova povertà è di conseguenza anche legata agli stranieri residenti che non ricorrono agli aiuti. Occorre monitorare il problema con grande attenzione, per evitare che esploda un degrado sociale diffuso. Per questo insisto sempre col dire che finché una persona ha diritto a risiedere deve poter ricevere gli aiuti dell'assistenza, proprio perché non vogliamo che aumentino furti e degrado sociale”.

Parlando di sanità, il Ministro reputa giusto che gli anziani che hanno lavorato una vita abbiano diritto a una tutela per non cadere in povertà, ma si chiede che cosa ne sarà dei giovani. Come aveva già affermato altrove, fa notare che il primanostrismo non potrà essere possibile se sempre meno donne ticinesi decidono di avere figli. Invita all’unità fra generazioni, “se torna la voglia di comunità, di un progetto di società comune, sono certo che vi sarà un rilancio sociale che porterà al rilancio economico”.

E concorda, sostanzialmente, con Leoni: la “colpa” del momento difficile non è facile da attribuire. “La crescita incredibile degli ultimi quattro decenni si è esaurita, mentre in altre parti del Mondo è appena iniziata. È l'effetto della globalizzazione che ha fortemente diminuito la povertà globale, ma che ora tende ad arricchire paesi emergenti e a impoverire i paesi ricchi. Il principio dei vasi comunicanti è questo. C'è chi pensa che chiudendo i vasi si favorisce il benessere. Fatico a crederci: soprattutto in un paese condannato ad essere al Top dell'innovazione non avendo materie prime oltre all’acqua…”.
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