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24.03.2024 - 08:310

Don Feliciani: "I musulmani non credono che Gesù sia morto in croce: troppo scandaloso per essere vero…"

Riflessioni sulla Domenica delle Palma: "Parlo con loro di Gesù, della sua entrata in Gerusalemme acclamato dalla folla, del suo arresto nel giardino del Getsemani..."

di Don Gianfranco Feliciani

Per la Domenica delle Palme anche alcuni musulmani vengono volentieri alla chiesa per ricevere l’ulivo benedetto simbolo di pace. Parlo con loro di Gesù, della sua entrata in Gerusalemme acclamato dalla folla, del suo arresto nel giardino del Getsemani, della sua morte in croce e della sua risurrezione.

Sono gli eventi-misteri che la Settimana Santa ci fa celebrare e che costituiscono il cuore del cristianesimo. Dopo verrà tutto il resto: la dottrina, il culto, la morale, l’organizzazione della comunità, ma all’inizio della Chiesa c’è “solo” questo. C’è l’inaudita scoperta che la sconfitta della croce si è tramutata in rivelazione della gloria e della potenza di Dio. Come è noto, i musulmani non solo non credono che Gesù sia risorto (e questo si può anche capire), ma non credono neppure che Gesù sia morto crocifisso, perché si tratterebbe di una fine indegna e ingiusta per un uomo santo e un inviato di Dio come Gesù di Nazaret.

Il Corano insegna invece che Gesù è stato miracolosamente salvato da Dio all’ultimo momento, e sostituito o dal Cireneo o da qualche altro malcapitato. In verità, questa affermazione del Corano non è propriamente musulmana, ma deriva nientemeno che da ambienti cristiani ereticali dei primi secoli. Fu un certo Basilide, monaco cristiano, il primo a diffondere questa teoria, sempre rigettata dalla Chiesa, precisamente a motivo dello scandalo insopportabile della morte in croce del Figlio di Dio.

Maometto, che ebbe frequenti contatti con queste comunità cristiane ereticali, inserì questa versione nel libro del Corano. Per noi cristiani, abituati a dare per scontato lo scandalo della croce, fino al rischio di assuefarci e di perdere così il senso della sua divina e misteriosa verità (insomma, in nome della croce si son fatte le crociate, una vera bestemmia), l’incredulità dei musulmani rappresenta indubbiamente una sfida decisiva e salutare.

Infatti, se davvero crediamo che la vittoria pasquale del Dio-crocifisso è fatta soltanto di amore e di perdono, e se crediamo che essere cristiani significa credere allo scandalo umiliante della croce e seguire Gesù per il suo stesso cammino, quali sono le prove concrete di questa verità che siamo capaci di dimostrare al mondo? Perché evidentemente non basta credere in astratto, bensì essere credibili nella testimonianza concreta.

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