«Ero in prima elementare, e le scuole avevano organizzato un mercoledì pomeriggio al cinema, proiettavano un film di Stanlio e Ollio che facevano i traslocatori di un pianoforte. Sono rimasto nel cinema a vederlo per tre volte! Tornato a casa ho detto che sapevo che mestiere avrei voluto far da grande, l’attore che fa ridere. Un desiderio che avevo ancora a 8 anni, a 14… e poi a 18 ti mandano dallo psichiatra. Mio padre credo abbia visto due film in vita sua, non capiva un tubo di cinema. A scuola ero una catastrofe, non mi interessava niente. Con mio padre ho fatto un accordo: “fai pure questa scuola di attore, ma prima impara un mestiere serio”, mi diceva. Ho fatto uno stage all'Agenzia telegrafica svizzera, ma ero un pessimo giornalista, il peggiore. La fortuna è stata che dopo la scuola di teatro ho sempre lavorato, sono rimasto in Francia, e ho sposato una francese».