«Pensavamo e pensiamo, io in primis, che il Chiasso è una squadra con alle spalle una storia importante, e che ha un brand che se sviluppato nel modo giusto può essere paragonato, con le giuste proporzioni, col Torino: una compagine gloriosa caduta un po' in disgrazia a causa di gestione sbagliate. Volevamo riportarlo agli albori di una volta, investendo nella società. Abbiamo dei rapporti molto stretti con squadre di primissimo livello, sia in Italia che all'estero, il progetto era di portare calciatori importanti, anche di squadre estere, a giocare qui. E volevamo sviluppare il settore giovanile, che attualmente a Chiasso non c'è (esiste il Raggruppamento Mendrisiotto, ndr). C'era un piano industriale pensato in tre /cinque anni, volto a far tornare il Chiasso in Super League, con lo sviluppo delle settore giovanile».