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Cronaca
04.09.2015 - 00:400
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

«Le preoccupazioni ci sono, ma vogliamo dare un futuro alle Officine»

«Lo sciopero del 2008 è ancora presente, però guardiamo avanti». E da Alptransit «molte opportunità, ma forse un piccolo rischio…»

BELLINZONA - Nato dallo sciopero, ormai passato alla storia, per salvare le Officine di Bellinzona nel 2008, con l’insediamento di nuovo direttore, l’ingegner Simone Bernasconi, è ufficialmente salpato il centro di competenza. Un tassello fondamentale nella strategia dello sviluppo delle Officine. «Lo sciopero e lo slogan “giù le mani dalle Officine” sono ancora molto presenti», ci racconta Simone Bernasconi. «Fa parte della storia, io seguii tutto ciò che successe dall’estero. Ora siamo qui, e guardiamo avanti, per aiutare l’industria ticinese».Dopo lo sciopero, si è lavorato molto per garantire un futuro alle Officine, ora inizia la parte operativa. Quali sono le prospettive?«Ottime, perché abbiamo dei partner forti e vogliamo lavorare tutti insieme per dare un domani a queste officine. Ciò che succederà nei prossimi mesi o anni dipenderà da come si muoveranno il mercato e i nostri partner. La base di partenza per un futuro, sia per le Officine che per il reparto ferroviario a Bellinzona e in Ticino, è compiere un cambiamento tecnologico, portare avanti l’innovazione con posti di lavori ad alto valore aggiunto, magari collegati con le nuove tecnologie. Ho trovato delle competenze a livello ferroviario molto alte, a livello tecnologico c’è spazio di manovra, come è vero che qualsiasi industria al giorno d’oggi che desidera andare avanti deve guardare al futuro con i mutamenti che porterà. Per esempio, l’industria automobilistica sta cambiando, potrà accadere anche in quella ferroviaria, soprattutto in direzione della mobilità sostenibile, intesa sia dal punto di vista ambientale, energetico che da quello delle sinergie con altri mezzi di trasporto e col miglioramento di quelli attuali».Il lavoro, insomma, non manca.«Ce n’è molto, lo affronteremo passo dopo passo, valutando con professionalità i progetti che ci verranno sottoposti, per portare qualcosa di nuovo. Per stupire tecnologicamente ci vogliono grandi investimenti, quello che vogliamo fare è partire con i piedi per terra utilizzando le competenze presenti e ciò che abbiamo a disposizione, cercando di svilupparci dalla basi presenti. Bisogna sottolineare, però, che il centro di competenza non sono le Officine, esse hanno il proprio direttore con cui abbiamo un’ottima collaborazione. Le Officine sono e resteranno il fulcro di questo progetto».Fra un anno vi sarà l’apertura di Alptransit, darà maggiori sbocchi?«Alptransit si può vedere come una grande opportunità ma anche come un piccolo rischio. Vedo dei paralleli con la galleria di base del Lötchberg aperta qualche anno fa, che ha cambiato totalmente la abitudini, anche industriali, del Vallese. È ciò che potrebbe succedere in Ticino, l’agglomerazione diventerà svizzera, i tempi di percorrenza si ridurranno drasticamente. Per noi come centro di competenza arriveranno lavoro, materiale, trasporti, logistica; si riduce tutto. Bisognerà vedere che cosa si potrà sviluppare a livello di trasporto. L’incognita che vedo invece arriverà dopo, con l’apertura del Ceneri: ci sarà un corridoio con il rischio che non ci si fermi a Bellinzona. È un pericolo minore, e si dovrà fare in modo, dopo un’attenta valutazione, che esso sia ridotto a zero, anche se dire ora come è prematuro. Positivo sarà che Sopra- e Sottoceneri saranno meglio collegati, verrà però avvicinata notevolmente anche l’industria di oltre confine, sia come trasporto che come velocità di movimento».Si riusciranno a mantenere i posti attuali alle Officine, o addirittura a incrementarli?«La speranza è poterli mantenere e anche di crearne dei nuovi. È difficile prevedere come si svilupperanno la tecnologie e la manutenzione in campo ferroviario: le macchine avranno meno bisogno di manutenzione, ma allo stesso tempo essa sarà più complicata. Parleremo con i nostri partner per garantire un futuro roseo, al momento comunque non posso ancora rispondere sui posti di lavoro, essendo in carica da poco. Esistono delle preoccupazioni, che andranno analizzate e risolte con tutti i partner e con l’aiuto del centro di competenza. A dipendenza dei lavori che si vorranno andare a fare servirà un adattamento delle competenze dei lavoratori, ma in merito si lavorerà in collaborazione della SUPSI. Identificheremo su cosa si potrà agire e quali saranno le necessità».I sindacati sono parte integrante del consiglio di fondazione, e lavorerà a stretto contatto con loro. Come giudica questo fatto?«Al momento in modo positivo, abbiamo avuto già diversi incontri in fase di consiglio di fondazione, creando un’ottima collaborazione. Non vedo nessun tipo di problema, anzi un collegamento diretto coi partner sociali è importante, per trovare delle soluzioni di comune accordo».
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