MILANO - Giulia Giovanna Zamborlin è ticinese, ma la vita l'ha portata ad abitare a Milano. Da tempo si interessa di problemi legati all’assenza di diritti in ambito lavorativo, e, in collaborazione con due colleghi, gestisce la pagina Facebook denominata “Frontalieri Ticino" che conta oltre 4 mila iscritti. Nelle ultime settimane gruppo e amministratori stanno cercando di organizzare un'assemblea dove riunire tutti i frontalieri impiegati in Ticino. L’evento sarà previsto in zona di confine il 30 gennaio 2016. Quali sono le rivendicazioni e i problemi che vogliono esporre i frontalieri? Zamborlin ce lo ha spiegato.«Avevo proposto l'assemblea già parecchio tempo fa, ai tempi in cui non si è esitato a definire pubblicamente ratti i frontalieri. In seguito il clima diveniva sempre più pesante, sia a livello sociale che politico, inoltre hanno avuto inizio una serie di pressioni economiche sempre e solo a sfavore dei frontalieri. Per intenderci hanno avuto inizio selvagge decurtazioni salariali, con abolizione delle tredicesime ed ore straordinarie non retribuite. Vi è stata qualche timida rivendicazione in collaborazione con i sindacati con risultati ben poco soddisfacenti. Purtroppo la scarsità di garanzie e diritti che vigono in Svizzera non permettono un minimo di difesa ed un minimo contrasto verso tali abusi. In particolare per la mancanza di contratti collettivi per ogni categoria di lavoro, l’assenza di uno statuto dei lavoratori e di un minimo sindacale degno di questo nome. Oltre a ciò ho notato nei sindacati ticinesi, specie quelli più “intraprendenti”, un fare molto enfatizzato, ma alla fine di ben poca sostanza. L’ultimo emblema in ordine di tempo è la disastrosa gestione dei licenziamenti presso la CRAI. Sindacati che, ricordiamolo, sono sovvenzionati in larga misura proprio dai frontalieri. Trasferendomi in Italia, mai avrei pensato di assaporare una serie di diritti in tema di lavoratori incredibilmente mancanti in Ticino, ma ben presenti e radicati in Italia. Proprio per questo mi sono appassionata nel voler portare questo tipo di principi e quindi civiltà anche nel mio Ticino ed in Svizzera».