CRONACA
«Non hanno capito cosa c'è in gioco. Gobbi? Saremmo contenti se il Ticino rinunciasse all'accordo...»
Dopo il Frontierday, Graziano Storari dell'Associazione Frontalieri è deluso ma non molla. «Ci restano ancora le elezioni. Purtroppo i "nemici" da combattere sono tanti»
LAVENA PONTE TRESA - Si prospettavano 5'000 partecipanti, ne sono arrivati solo circa 200: il Frontierday organizzato dall'Associazione Frontalieri è andato diversamente dal previsto. Abbiamo commentato la giornata con Graziano Storari, deluso e amareggiato, ma che non ha intenzione di mollare.
Vi aspettavate più gente, un bilancio della giornata?
«Chiaramente sono molto dispiaciuto e sorpreso dall'assenteismo ad una manifestazione così importante per il futuro dei lavoratori frontalieri. Immagino che la maggior parte di loro non abbiano ancora capito a che cosa stanno andando incontro. La loro inedia è veramente riprovevole, oppure non siamo stati abbastanza chiari nello spiegar loro quali saranno, a breve termine, le conseguenze per i loro stipendi e le loro famiglie. Del resto nella serata antecedente a Malnate, Vieri Ceriani ed i sindacati, lo sono stati eccome, ribadendo una tassazione italiana per tutti i frontalieri, anche se spalmata in dieci anni, ovvero quello che abbiamo sempre paventato noi. Questa manifestazione doveva essere un muro invalicabile dall'arroganza del potere, invece è stato un momentaneo cedimento dell'armatura. Questo non significa che noi non dobbiamo o possiamo fare meglio nella comunicazione e nello spiegare le conseguenze di trascurare le nostre forme di lotta».
A questo punto, cosa potete fare ancora? Anche altri lavoratori italiani non solidarizzano con voi, e si aggiungono ai ticinesi...
«Non mi pare affatto che il Ticino sia solidale con i frontalieri. Ci proveremo ancora sperando in una maggiore adesione e coesione da parte di tutti. Dobbiamo stringere contatti con le Amministrazioni locali e reperire punti di incontro per eventuali assemblee, creare quindi capillarmente una base dalla quale avere risposte precise e puntuali. Come si è potuto constatare, abbiamo troppi nemici da combattere, gli "avversari", hanno organizzato la sera prima e altri il giorno stesso, altre manifestazioni, giusto per evitare che la nostra manifestazione divenisse il centro dell'attenzione, nella data preposta. Ora è tempo di ricominciare a guardare al futuro e dimenticarci di questo passo falso. Abbiamo ancora un'arma in pugno, quella delle prossime elezioni e noi ricorderemo molto bene, chi sono gli amici e chi sono i nemici da evitare. Chi vorrà il voto dei frontalieri, dovrà prima e non dopo, portarci risultati tangibili».
Possibile che ci sia stata un po' di paura a partecipare?
«Probabilmente un filo di paura ha serpeggiato nelle menti dei lavoratori assenti, anche se ritengo improbabile delle ritorsioni da parte delle aziende, ove sono occupati. La nostra lotta è contro il governo italiano e non contro la Svizzera».
Cosa pensa delle dichiarazioni di Norman Gobbi? L'accordo non piace neppure a lui e al Ticino in generale.
«Credo non ci sia molto da dire, pare che il contentino lo vogliano accettare, ma considerandolo come forma di aiuto e non per placare le loro rimostranze. Noi saremmo ben lieti che il Ticino rinunciasse all'accordo, in quanto verrebbe a bloccarsi tutto l'iter che porterà all'approvazione del trattato nel parlamento italiano. Mi pare che questo oppure la caduta del governo in Italia siano i sogni proibiti di tutti i lavoratori frontalieri... ».
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