«Ci sono due riflessioni da fare. La prima, comprensibilissima, a livello di partito: è normale che a Lugano i due partiti maggiori anche a livello cantonale siano praticamente equivalenti. C'è da scorporare dal punteggio della Lega la quota UDC, che vedremo con i voti del Consiglio comunale a quanto è, ma penso che guardando i risultati di tre anni fa, oltre che del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio, si equivalgano. La Lega poi prende qualche voto di partito in più e fa dunque tre seggi qui a Lugano. C'è un equilibrio sostanziale anche nell'apprezzamento personale fra Borradori e Bertini, e la riflessione, che sarà soprattutto nel partito liberale, di decidere se porre o no il quesito al popolo su chi deve essere il sindaco, è più che lecita. È normale che un partito il cui candidato pareggia quasi i voti del candidato di punta del partito maggioritario pensi al ballottaggio, io mi chiedo e spero che non abbia riflessi negativi sull'avvio della legislatura, perché a seconda di chi poi vincerà potrebbe restare qualche strascico. È umanamente e partiticamente comprensibile voler andare al ballottaggio, ho già vissuto questa situazione quando mi candidai a sindaco a Pregassona nel 1992, ma ciò su cui dovranno riflettere i partiti sono i vantaggi e gli svantaggi, oltre alle conseguenze, di una decisione di questa natura».