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Cronaca
02.05.2016 - 11:090
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

La mobilità transfrontaliera per «essere liberi di muoverci nel Ticino»

Mozione di Käppeli, Pini, Durisch e Fonio per promuovere uno studio sul tema. Ne potrebbero giovare i futuri Programmi d'Agglomerato, anche magari con più fondi

BELLINZONA - Collaborare con l'Italia è l'unica via per avere una mobilità ideale e per essere «finalmente liberi di muoversi, da e per ogni angolo del Cantone, grazie a un sistema viario efficiente, moderno e integrato». Ne sono convinti i liberali Fabio Käppeli e Nicola Pini, il socialista Ivo Durisch e il popolare democratico Giorgio Fonio. In una mozione inviata oggi al Consiglio di Stato, chiedono infatti di «promuovere uno studio sulla mobilità transfrontaliera, attingendo a fondi Interreg, che permetta a corto termine di identificare e intervenire nei punti più critici e a medio termine di considerare maggiormente la componente transfrontaliera nei vari programmi di agglomerato", di «farsi promotore di un tavolo transfrontaliero per la mobilità, eventualmente anche nell’ambito della Regio Insubrica» e infine di «continuare ad adoperarsi nei confronti della Confederazione e degli attori Italiani per avere – così come ci sono con Austria, Germania e Francia – un accordo bilaterale sul trasporto dei passeggeri (cabotaggio) anche con l’Italia. Questo permetterebbe agli autopostali che oggi si fermano al confine con l’Italia di effettuare ulteriori fermate in piazzali P+R appositamente costruiti, alcuni già esistenti, ma poco utilizzati». Per prima cosa, i frontalieri che vengono a lavorare in Ticino devono essere incentivati a «entrare sul nostro territorio già a bordo di un mezzo di trasporto pubblico, oppure ottimizzando fra loro l’occupazione dei veicoli privati (car pooling), in modo da sgravare il traffico locale, in particolare nel Sottoceneri». Nel testo si fa notare come i progetti e i fondi da parte italiana non mancano, e che il potenziamento dei collegamenti e delle infrastrutture è un proposito contenuto anche nell'accordo fiscale. Lo studio che si chiede di commissionare avrebbe lo scopo di «favorire l’indispensabile coordinazione di tutti questi progetti insieme a quelli ticinesi, ma soprattutto di poterne trarre il massimo vantaggio anche come Canton Ticino», e dovrebbe identificare i punti critici e i "colli di bottiglia" dalle due parti del confine, oltre che raccogliere dati. La strategia d'intervento che ne potrebbe scaturire diverrebbe utile in vista dei futuri Programmi d'Agglomerato che, secondo i quattro deputati, «potrebbero beneficiare di finanziamenti ancora maggiori da parte della Confederazione se considereranno maggiormente la componente transfrontaliera». Il costo, specificano, sarebbe contenuto, e i problemi principali sono «lo stato della mobilità transfrontaliera, l’integrazione tra sistemi viari diversi e l’efficienza dei nodi di collegamento, l’eventuale necessità di strutture transfrontaliere e le opportunità date dello sviluppo tecnologico». Infatti, a parte poche eccezioni mancano progetti transfrontalieri, e se ne è accorta anche la Confederazione, la quale sostiene che «le regioni di frontiera devono guardare oltre i confini nazionali e impostare sinergie con le regioni confinanti».
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