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Cronaca
23.05.2016 - 14:150
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Marchesi: «un'elezione di Hofer interessante anche per noi». David: «l'avanzata della destra ci preoccupa»

Anche in Ticino si guarda all'Austria. Il presidente UDC: «tutti contro la destra, mi pare di rivedere la candidatura di Ghiggia...». Il verde: «Con Van der Bellen la Svizzera potrebbe parlare di trasporti»

BELLINZONA - In Austria saranno decisive le schede del voto per corrispondenza per determinare chi sarà il prossimo presidente. Dopo la decisa svolta a destra delle primarie, l'ecologista Alexander Van der Bellen è in rimonta su Norbert Hofer della Fpo, il Partito della libertà austriaco, che rimane comunque in vantaggio (51,9% contro 48,1%). Un voto importante per gli equilibri europei, col tema migranti in primo piano: ne abbiamo parlato con il presidente dell'UDC ticinese Piero Marchesi e con Ronnie David dei Verdi. Che sensazioni avete? Van Der Bellen è in rimonta, segno che a una parte dell'Austria la svolta a destra fa paura, giusto?Marchesi: «Io credo che Hofer abbia delle buonissime possibilità, il momento è favorevole, perché ci sono diversi problemi a livello internazionale cui la destra dà risposte chiare senza tergiversare su soluzioni troppo teoriche che non portano a risultati. Come capita anche da noi, chi non è di destra si è coalizzato per Van der Bellen, rivedo una situazione fotocopia a quella accaduta da noi con la candidatura di Ghiggia agli Stati: pur di non darla vinta alla destra si sceglie qualsiasi altro candidato, e sono sempre tanti, per cui rischiano di averla vinta. Cosa fa paura della destra? Secondo me ci sono molti interessi in gioco, anche sul tema migranti, dove la destra ha una posizione chiara e le associazioni umanitarie che lavorano in questo ambito hanno interesse a continuare a operare e coltivare questo orto. Una politica di destra è più rigorosa e dà meno spazio a queste associazioni che vivono con quello che lo Stato elargisce per le politiche migratorie e sociali».David: «C'è innanzitutto preoccupazione per il risultato importante dell'estrema destra, è un fattore che ci lascia inquieti. È una rivoluzione che sta avvenendo in tutta Europa e ci preoccupa molto. Comunque il candidato ecologista rappresenta un'alternativa credibile all'idea populista e chi non si sente rappresentato da un discorso qualunquista può sicuramente trovare un buon rappresentante in lui. Chi non vuole la destra si è coalizzato per lui, è il sistema bipartisan e maggioritario che porta a queste dinamiche».Cosa cambierebbe con l'uno o con l'altro nei rapporti dell'Austria con la Svizzera e per l'Europa in generale?Marchesi: «Con Hofer potrebbe essere interessante se ci fosse da parte della Svizzera una volontà di portare avanti temi comuni, penso a una politica migratoria più restrittiva, aiutando chi ha bisogno e non la gran parte di migranti economici. Il discorso è che il nostro Consiglio federale ha sempre un approccio molo prudente e di sottomissione nei confronti dell'UE, ha paura a rivendicare un nostro diritto o a far valere una nostra opinione, perché per loro l'importante è non far torti a Bruxelles. Se fra qualche mese in Francia fosse eletta Marine Le Pen sarebbe interessante vedere dei governi di destra per dare una svolta a questa situazione europea, non solo per i migranti ma anche per la valorizzazione dei valori delle nazioni senza avere posizioni centraliste. Si potrebbero rivendicare più autonomie, e questo in particolare per noi che non facciamo neppure parte dell'UE».David: «Sarebbe interessante avere Van der Bellen al comando, penso al discorso legato ai trasporti di cui si è dibattuto recentemente. Sarebbe interessante collaborare per una politica di trasferimento delle merci, mentre la Svizzera pare voler fare dei passi indietro rispetto a quanto stabilito inizialmente. Lancerebbe dei segnali che possono essere colti da altre nazioni. Se vincesse Hofer sarebbe preoccupante, un segnale ulteriore di una svolta a destra, con nessuna sensibilità su temi ambientali: prediligerebbe certamente il liberismo economico, come ha sempre dimostrato la destra, rischiando di continuare l'ondata di liberalizzazione senza tener conto dell'aspetto umano».È giusto, però, che il tema della migrazione, seppur importante, abbia questo peso fondamentale nell'elezione di un presidente?Marchesi: «Ci sono sicuramente, ma questo è un tema non controllabile né della singola nazione né probabilmente neppure da tutta l'Europa unita negli intenti. È un argomento che si autoimpone e che va affrontato per forza. Un'immigrazione incontrollata e ingestita causa problemi in tutti gli altri settori, dall'integrazione sociale all'economia. Al di là di chi cerca una nazione dove non essere in pericolo ve ne sono molti che vogliono solo un miglioramento economico, non si possono accogliere tutti e gli altri vanno aiutati nel loro paese».David: «Come in tutte le nazioni, spesso e volentieri la destra è in grado di gettare l'agenda politica e in questo caso lo hanno fatto in modo molto forte con la questione del muro. È un processo che conosciamo molto bene anche in Svizzera, in fondo se pensiamo alla percentuale reale degli asilanti rispetto alla popolazione residente vediamo che sono numeri infinitesimali, eppure il dibattito è concentrato su questo. La destra detta l'agenda politica e dovrebbe essere controbilanciata da argomenti su cui la gente potrebbe essere più interessata».
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