«Ho creato un legame di amicizia con un ragazzino di 12 anni, Nour (con lui nella foto). Quando arrivi ti prometti di non lasciarti travolgere dalle emozioni, lui invece si è avvicinato e abbiamo cominciato a parlare. Ha imparato il tedesco parlando con le volontarie in tre mesi, è scappato con la mamma, la sorella di 18 anni e il fratello di 14 mentre il papà è morto in un bombardamento. Ha un'educazione incredibile... Continuavo a offrirgli un gelato, rifiutava sempre, poi gli ho detto che se un amico non accetta un regalo da noi è una brutta cosa. Invece la dinamica era un'altra, ed è drammatica: dando un gelato a lui lo metti in pericolo perché ha qualcosa che altri bambini non hanno, calcolando che si vive una situazione di fame. Quando abbiamo preso i gelati è arrivato il suo amico, arrabbiato perché non l'aveva. Gli ho dato il mio, e lui non voleva perché a quel punto restavo senza io: nessuno dei due lo voleva più! Allora ho finto di andare in bagno... Lo stesso accade quando arrivano i volontari coi giochi, è il caos, tutti si fiondano sulle auto. Mi veniva voglia di portare a casa questo bambino, assolutamente!»