L’operazione militare di giovedì notte rimane, comunque, un avvertimento a più di un attore internazionale. Prima di lanciare i 59 missili, l’amministrazione ha avvertito il Cremlino, quindi indirettamente il governo di Damasco che ne è uno dei principali alleati, e altri Paesi dell’area. “L’intento non è quello di dichiarare guerra – continua Jean – bensì di avvertire che l’uso di armi chimiche contro la popolazione non è tollerato”. Un avvertimento che non si limiterebbe al solo governo siriano ma, in concomitanza con la due giorni di incontri tra Trump e il Presidente della Cina, Xi Jinping, nella residenza di Mar-A-Lago, anche alla dittatura nordcoreana che negli ultimi mesi sta portando avanti una politica provocatoria nei confronti del Giappone, alleato degli Usa, con diversi test missilistici nel Mar del Giappone. “La concomitanza degli eventi, l’azione militare e la visita di Xi Jinping, potrebbe non essere casuale – dice il generale – questo attacco suona come un avvertimento anche per il regime di Pyongyang, come a dire che ‘il tempo della pazienza strategica obamiana è finito. Quindi ponderate bene le vostre azioni perché gli Stati Uniti sono pronti a colpire’. E nel caso di un attacco alla Corea del Nord, potenza nucleare, è ovvio che non si tratterebbe di un avvertimento”.