«A livello della percezione che ho io, attraverso i racconti di madri e ragazzi, in Ticino non è molto forte, ma si tratta di una violenza attenuata. Preoccupano il cyberbullismo e il sexting. Il rischio è che chi subisce perda la stima in sé stesso, con strascichi pesanti, a meno che abbia dietro le spalle una famiglia forte che lo spalleggi. Un ragazzo studioso passa per uno che non sa godersi la vita, che si dedica solo a studiare e non aiuta gli altri. Si tratta ovviamente di pregiudizi, perché chi è bravo può esserlo per sé stesso e per gli altri. Sovente, i ragazzi fanno pagare le proprie incapacità ai migliori, accusati di non dare una mano, perché è più facile che prendersi la propria responsabilità. È una forma di bullismo anche questa, più subdola e più difficile da vedere perché il reato non è visibile, vi sono vittime bianche. Le ferite del rifiuto sono importanti, in questo caso chi ne è colpito deve trovare aggregazione in contesti che non siano la scuola».