«Sì, si sono annunciati in molti. Abbiamo scelto i primi 13, consegnando loro un classeur per raccogliere le firme con un mese e mezzo di tempo. Avrebbero guadagnato un franco per firma ottenuta. Ho gestito io il tutto, con aggiornamenti settimanali. Ciò permesso anche a studenti, oltre che a disoccupati, che si sono prestati di guadagnare, ed è stato positivo per l'iniziativa e per sé stessi, che si sono creati contatti e relazioni; chissà mai che qualcuno possa indicare loro un posto di lavoro vacante o dove è richiesto un collaboratore. Non so se vi sono stati sbocchi in tal senso, ma immaginandomi nei loro panni penso che con una raccolta firme si conoscono molte persone, magari normalmente non verrebbe spontaneo parlare con la gente, invece qui devi spiegare, interagire, creare un confronto che per me è un valore aggiunto. Potessi scegliere, ad essere disoccupato, fra stare a casa e aiutare per un'iniziativa come la nostra, sceglierei la seconda, permette di uscire, di sentirsi utili».