del grande centro. «Non sono io a doverlo dire. Quando ho iniziato ad interessarmi di politica, ovvero dalla metà degli '80, era impensabile. Poi negli anni si è sentita più volte la voce di un possibile avvicinamento, però non so se le anime che compongono il PPD e quelle molto marcate che compongono i liberali potrebbero andare d'accordo. Il fatto poi che non abbiamo il maggioritario blocca questo genere di fusioni. L'idea di una grossa coalizione di centro non è una novità, si parla e poi si litiga e si resta al punto di partenza, almeno sinora: nessuno ha mai fatto un passo decisivo. Se si unissero ci sarebbe una frammentazione delle anime radicali, liberali, cattolica e sociale». Un'eventuale unione potrebbe però impensierire Lega e UDC? «Non abbiate paura: se da qui al 2050 dovesse succedere qualcosa del genere ci si organizzerà di conseguenza. Si metterebbe la politica su tre poli, uno di destra (intesa come economica), uno di centro e uno di sinistra, perché non penso che le sensibilità progressiste e radicali convergano nel centro. Chi sarebbe il più forte sarebbe una questione di voti, ma è fantapolitica ticinese... ».