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22.03.2016 - 14:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Quadri sbotta, «non svendiamo la nostra sicurezza in cambio di una “mazzetta”»

«La Lega, che da subito ha parlato di “accordi-ciofeca”, aveva visto giusto», il consigliere nazionale è un fiume in piena contro l'ipotesi ventilata da Berna

LUGANO – È un fiume in piena il consigliere nazionale Lorenzo Quadri, che in nome della Lega dei Ticinesi prende posizione sull’ipotesi di “scambio” proposto da Berna per annullare la richiesta del casellario giudiziale per i frontalieri, con un aumento di 20 milioni annui di contributi di perequazione. «Prendiamo atto che, dopo aver negato ad oltranza per anni che l’attuale Convenzione sulla fiscalità dei frontalieri penalizza indebitamente il Ticino da 4 decenni, e dopo aver respinto in modo categorico qualsiasi ipotesi di risarcimento, adesso si ammette, per “atti concludenti”, che la penalizzazione non solo esiste dal 1974 ad oggi, ma esisterà anche in futuro, nella denegata ipotesi in cui i nuovi accordi con l’Italia dovessero effettivamente venire finalizzati (ciò che appare comunque improbabile alla luce delle opposizioni che essi già stanno generando nel Belpaese)», scrive Via Monte Boglia. «Berna ammette dunque che i nuovi accordi con l’Italia, che finora ci sono stati immancabilmente venduti come “vantaggiosi per il Ticino”, a conti fatti non lo sono. Quindi la Lega, che da subito ha parlato di “accordi-ciofeca”, aveva visto giusto». Secondo Quadri quindi «l’indennizzo al Ticino è un dovere da parte della Confederazione, ed è inaccettabile che tale gesto di necessaria equità – come detto richiesto da anni e sempre rifiutato in modo categorico – venga adesso trasformato in una sorta di “mazzetta”: vi versiamo quello che vi spetta ma a patto che voi ticinesi rinunciate ad esercitare i vostri diritti e a tutelarvi. Oltretutto in ambiti diversi da quelli oggetto delle trattative con Roma, che – nel caso qualcuno l’avesse dimenticato - hanno per tema la fiscalità dei frontalieri». La richiesta dell’estratto del casellario giudiziale «è una misura di polizia a protezione della sicurezza pubblica del Ticino, mirata ad evitare l’arrivo massiccio di nuovi dimoranti, in particolare italiani, con precedenti penali. L’albo artigiani è uno strumento voluto per contrastare la concorrenza sleale dei padroncini», continua la Lega. «Questi provvedimenti sono, rispettivamente, di ordine pubblico e di tutela del mercato del lavoro. Non toccano la fiscalità dei frontalieri e rientrano nella competenza del governo ticinese. Il fatto che essi suscitino reazioni (anche scomposte) da parte italiana – dove, e ora ne abbiamo la definitiva conferma, c’è l’abitudine a considerare il Ticino “terra di conquista” e non si è pronti ad accettare tanto facilmente che il nostro Cantone possa difendersi dall’assalto alla diligenza - dimostra che vanno nella direzione giusta». «Il casellario giudiziale e anche l’albo artigiani, dunque, vanno assolutamente mantenuti», conclude la nota. «I risarcimenti ventilati dalla Confederazione sono l’ammissione che il nostro Cantone è penalizzato dagli accordi internazionali sottoscritti a livello federale e dunque sono dovuti senza condizioni. I “ricattini” non onorano chi li fa; il Ticino non vi si deve in nessun caso piegare. La nostra sicurezza (e il nostro mercato del lavoro) non si svendono per una mazzetta».
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