«Già in partenza nel progetto iniziale c'erano alcuni aspetti che condividevamo e condividiamo ancora, come l'abolizione dei livelli A e B e la promozione di una pedagogia differenziata che tenga conto delle particolarità degli studenti senza penalizzare gli allievi più deboli, e anche il fatto di promuovere un accesso più liberalizzato al settore post obbligatorio. D'altro canto, ci sono elementi su cui siamo critici, primo fra tutti la proposta di trasformare le singole scuole media in Unità Amministrative Autonome. Questo ci preoccupa con una visione della scuola pubblica che diventa aziendalistica. Il problema diviene poi di equità sociale e territoriale, portare una concorrenza fra i singoli istituti può creare una scuola a due velocità, qualcosa che non vogliamo. Le UAA sono enti e organi che possono agire come enti parapubblici e in modo autonomo rispetto al Dipartimento, si dovrà mettere l'accento su competenze che sinora non rientravano nei compiti delle sedi scolastiche, come la gestione finanziaria e del personale, la ricerca di sponsorizzazioni private e esterne per far quadrare i bilanci. Si aprono le porte alle associazioni private e alle imprese nei budget della scuola pubblica, con gravi ripercussioni sull'indipendenza dell'insegnamento, con concorrenza. Ci sarebbero scuole di Serie A, con insegnamenti di buona qualità e studenti preparati, e delle scuole discarica da cui rischiano di uscire studenti che non hanno grandi opportunità né di formazione né sociale».