POLITICA
«Per l'integrazione, diamo il diritto di voto agli stranieri, almeno nei Comuni»
Pelin Kandemir Bordoli ribadisce l'importanza del coinvolgimento degli stranieri residenti nella vita pubblica. «Pagano le tasse qui, lavorano qui e sono attivi in tutti i settori della società»... tranne quello politico
BELLINZONA - Il diritto di voto (e di eleggibilità, se possibile) agli stranieri, per meglio integrarli. Il PS lo aveva proposto già tempo fa, e intervistata dal Caffè della domenica, Pelin Kandemir Bordoli rilancia l'idea.A Neuchâtel si voterà per permettere agli stranieri di essere eleggibili come Consiglieri di Stato e deputati, e Kandemir Bordoli plaude, spiegando come nel cantone la possibilità di votare per chi è domiciliato da almeno cinque anni esiste da tempo.In Ticino, «purtroppo, c’è stata una forte resistenza e le nostre proposte sono state bocciate. La nostra richiesta era di concedere il diritto di voto ed eleggibilità solo a livello comunale, ciò nonostante non sono passate. Proprio nella logica di una maggior integrazione, di una cittadinanza attiva, di un migliore coinvolgimento, nei prossimi anni sarà importante riprendere il discorso, magari iniziando con dei progetti concreti coinvolgendo gli stranieri in commissioni consultive, in associazioni locali, comunali...», non molla la deputata socialista.Gli stranieri il Ticino sono il 26%, precisa, di cui la maggior parte vive qui da tempo. Si tratta di «uomini e donne, persone attive in tutti i settori della società, gente che lavora spesso con funzioni di responsabilità assieme a noi nelle associazioni di volontariato, ma che non ha ancora il diritto di voto».Da noi, l'idea di essere eleggibile passa attraverso la naturalizzazione, che però per Kandemir Bordoli è semplice da ottenere solo sulla carta. Ma coinvolgere nella vita politica gli stranieri per lei è importante. «Io penso che se si vuole andare verso una maggior integrazione occorre tentare il coinvolgimento degli stranieri residenti attraverso progetti sperimentali, garantendo ai Comuni la possibilità di concedere il diritto di voto. Stiamo parlando di cittadini che lavorano qui e che qui pagano le imposte. Insomma, almeno nelle realtà comunali gli stranieri potrebbero essere coinvolti maggiormente nelle decisioni».
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