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23.08.2016 - 15:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Denti, «se non riuscisse la raccolta firme sarebbe la fine della crescita della sanità ticinese»

Il presidente dell'Ordine dei Medici parla dell'ospedale cantonale di riferimento. «Non importa dove sorgerà, e non sappiamo se lo costruirà il Cantone o l'EOC. Ci auguriamo che Beltraminelli ci sostenga»

BELLINZONA - Un ospedale cantonale di riferimento: è ciò che sono intenzionati a chiedere, tramite una raccolta firme, l’Associazione dei Medici Assistenti e Capi clinica del Canton Ticino (ASMACT), e l’Ordine dei Medici del Cantone Ticino (OMCT). Al presidente di quest'ultimo, Franco Denti, abbiano chiesto come mai.Voi chiedete un ospedale cantonale di riferimento, che è molto diverso da ospedale unico, vero?«Certo, è molto diverso. Un ospedale di riferimento cantonale dovrà essere, dato che parliamo di qualcosa da implementare ora per avere tra 20-25, quell'ospedale che raggruppi tutta la medicina acuta specialistica, inteso quindi il neurocentro, il centro per i traumi, tutto ciò che è la medicina specialistica acuta. Sul territorio si dovranno avere degli ospedale che procederanno al trattamento di questi casi acuti quando non necessiteranno più di specialisti, una sorta di continuazione delle cure. Si andrà per un infarto, un trauma, un ictus, poi quando le condizioni lo permetteranno si andrà nelle strutture sul territorio, che saranno comunque per casi acuti». Se qualcuno si sentisse male, dove potrebbe andare? Al pronto soccorso come lo conosciamo o in questa struttura?«I pronto soccorso ci saranno negli ospedali di prossimità, poi dipende dall'entità del bisogno. Anche ora per i casi acuti specialistici si va in un ospedale e mezzo, al Civico e al San Giovanni. Parliamo del futuro, ovviamente, che va pianificato adesso. Inoltre, l'EOC dovrà avere un pensamento sugli ospedali, perché con la facoltà di medicina si parlerà di cliniche chirurgiche o neurologiche, non più strutture uniche ma la stessa clinica avrà un pezzetto a Lugano, a Mendrisio, ad Acquarossa, eccetera, a dipendenza della pianificazione. L'ospedale di riferimento centralizzerà la medicina specialistica, mentre in quelli sul territorio non si avranno più i doppioni: l'accento, appunto, va messo sul termine "specialistico"». Che tempistiche vi dare per iniziare la raccolta firme?«Se vi sarà interesse verrà formato un comitato, con il coinvolgimento maggiore possibile della società civile, poi se sarà il caso comincerà la raccolta firme».Parlate di tempi maturi per un ospedale cantonale di riferimento, perché lo sarebbero?«Se si legge un po' la situazione della sanità nazionale, si vedranno le grosse difficoltà palesate dal Canton Vallese, che fa capo alle cure acute specialistiche ai Cantoni Losanna e Ginevra, col cantone che paga di più. Noi siamo molto vicini a uno scenario simile, se non si cambia rotta. La pianificazione così come è uscita non permette lo sviluppo e la crescita della sanità ticinese come dovrebbero essere. Fra dieci o quindici anni rischiamo di andare tutti a Zurigo...»«Da chi vi aspettate sostegno politico e da chi opposizione? Credete che Beltraminelli vi sosterrà?Non ne ho la più pallida idea, spero che Rocco Cattaneo che ha sempre parlato di ospedale cantonale di riferimento ci sia, ma in fondo non è quello l'importante perché le firme si raccolgono con la società civile. Da Beltraminelli mi auguro di avere appoggio, serve il coraggio di affrontare una discussione che lui avrebbe dovuto fare o ha fatto ma se l'è sentita di portare a termine».Se non riuscisse la raccolta firme, sarebbe la fine di questo sogno?«Sarebbe anche la fine della crescita della sanità ticinese».Sarebbe il Cantone o l'EOC a costruire questo ospedale?«Dobbiamo decidere se fare una modifica costituzionale o se intervenire a livello legislativo con una modifica della LEOC».Sapete già dove sorgerebbe?«Non è importante, per noi non conta. Bisogna trovare un terreno adatto, ci sono dei criteri per gli ospedali moderni che sono ben chiari, se riuscirà l'iniziativa sarà un lavoro che spetta ai pianificatori. Per noi è fondamentale il concetto, chiesto in primis dai giovani medici. Si dice che sempre meno giovani rientrano in Ticino per lavorare perché non hanno le condizioni per crescere, anche per questo vogliamo rendere di nuovo attrattivo il nostro cantone, devono poter trovare un posto dove maturare professionalmente. Abbiamo sempre avuto grandi primari e vorrei che la tradizione continui».
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