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30.09.2016 - 12:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Gessatori, più occupati, ma figurano come meno qualificati. «Il partenariato sociale non funziona!»

I gessatori hanno disdetto il contratto collettivo e vivono una situazione di disagio. Pronzini tuona contro le pratiche del settore. «E pensare che erano protetti da un CCL obbligatorio: questo è dumping!»

BELLINZONA - Fra i gessatori c'è fermento: non si trova un accordo per un nuovo contratto collettivo, e c'è chi parla di sciopero. Matteo Pronzini, nell'ambito di un'interrogazione parlamentare, denuncia la situazione vissuta dalla categoria. «Le organizzazioni sindacali UNIA ed OCST hanno denunciato come, nel settore del gesso in Ticino, vi sia in atto un processo di precarizzazione e peggioramento delle condizioni di lavoro e salariale. In altre parole un fenomeno vero e proprio di dumping che, da ormai qualche anno, avviene sotto gli occhi delle stesse organizzazioni sindacali, del governo, della commissione tripartita e della commissione paritetica del settore. Un processo, lo ripetiamo a scanso di equivoci, orchestrato e promosso non solo da singoli padroni ma dall’Associazione padronale dei gessatori (ATMG)», denuncia il deputato MPS. «I sindacati denunciano una sistematica riduzione dei salari versati, tramite l’assegnazione a classi salariali  non qualificate o semi qualificate di personale qualificato. Sembrerebbe inoltre che nel recente passato alcune aziende abbiano proceduto a modificare i contratti di lavoro, riducendo gli stipendi del personale e adeguandoli ai  minimi delle relative classi salariali». La pratica di pagare una persona come se fosse meno qualificata è diffusa, e Pronzini espone qualche numero. «Val la pena qui ricordare che dal 2009 al 2014 il personale classificato quale manovale è aumentato del 134% passando da 292 a 700 unità su un totale di 1’525 occupati. Allo stesso tempo si riduceva fortemente la percentuale di lavoratori qualificati o con funzioni direttive . I lavoratori qualificati, infatti, sono passati dal 6,8% al 5% dei lavoratori;  i capi dal 5,4% al 2,7% degli insieme degli occupati. Per quest’ultima categoria si è addirittura assistito ad una riduzione in termini assoluti: da 48 a 41 unità. Tale modifica della classificazione del personale rappresenta un vero e proprio atto di  dumping salariale, a conferma che non basta l’esistenza di un contratto collettivo a scongiurarlo. La differenza salariale tra un lavoratore qualificato ed un manovale è del 16%, pari a 868 franchi mensili: 4’296 per un manovale e 5’164 franchi per un lavoratore qualificato. In termini assoluti il salario annuale medio del personale tra  2009 e il 2014  è diminuito di ben 12’160 franchi». Qualcosa non funziona, insomma. «Tutto questo avveniva in un settore, come detto,  non solo coperto da un contratto collettivo di lavoro, ma dove opera una commissione paritetica professionalizzata; a queste considerazioni ne va aggiunta un’altra, importante: che il  CCL del settore era, fino allo scorso 30 giugno 2016, decretato d’obbligatorietà generale, cioè valido per tutti i lavoratori del settore, indipendentemente dal fatto che la loro impresa facesse parte dell’associazione padronale o avesse sottoscritto, a titolo individuale, il CCL. Queste brevissime constatazioni (che potremmo estendere con analoghe osservazioni anche ad altri settori, a cominciare da quello principale dell’edilizia) mostrano quanto poco funzioni e sia una costruzione quasi mitica il modello di “partenariato sociale” al quale hanno fatto riferimento, durante la recente campagna di voto sull’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino” i sostenitori del controprogetto. Non solo questo modello è profondamente in crisi, ma anche laddove esiste rappresenta un affare per il padronato e non serve assolutamente a combattere il dumping salariale». Pone poi alcune domande al Consiglio di Stato: «1. La commissione paritetica  del CCL del gesso ha informato la commissione tripartita  di questa grave situazione di dumping generalizzato in atto nel settore da diversi anni? 2. Se sì,  quali sono le richieste fatte dalla commissione paritetica e quali sono state le decisioni prese dalla commissione tripartita? 3. Se no,  cosa intende fare il Consiglio di Stato alfine di bloccare questa situazione di dumping generalizzato in un settore dove, per il momento, è ancora  in vigore un CCL ed esiste una commissione paritetica? 4. A quanto ammontano i contributi incassati annualmente dalla commissione paritetica del settore? 5. Quanti ispettori ha alle sue dipendenze la commissione paritetica? 6. Quante ditte sono state controllate dal 2009 al 2014 da parte della commissione paritetica?   7. In cosa consistono questi controlli? Sono pure previsti dei colloqui con il personale occupato delle aziende alfine di verificare se le informazioni date dalle aziende sono veritiere? 8. Quante ditte sono state sanzionate in relazione all’abbassamento delle qualifiche/ riduzione dei salari ai minimi contrattuali, eccetera? 9. Se dal prossimo 1° gennaio 2017 il settore non dovesse più essere coperto da un CCL, il CdS non ritiene necessario procedere con tempestività a promulgare un contratto normale di lavoro contenente almeno i salari e le qualifiche dell’attuale CCL? 10. I relativi servizi dell’amministrazione in occasione di appalti pubblici del settore del gesso non hanno mai segnalato alla commissione tripartita che nel settore vi era in atto un generale abbassamento delle qualifiche (vedi riduzione del personale qualificato e dei capi)? 11. Anche la commissione paritetica del gesso si era espressa favorevolmente per il controprogetto ritenendo che avrebbe potuto migliorare la tutela dei lavoratori e promuovere una concorrenza leale tra gli imprenditori? 12. Anche la commissione paritetica del gesso ha compilato il formulario allestito dalla Divisione dell’economia? 13. Se sì, è possibile avere un copia di questo formulario?»
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