«Abbiamo dovuto fare la cosa più classica, ovvero andare in piazza e nei bar a raccogliere firme. Siamo stati noi ad avvicinarsi. Alcuni si sono mobilitati, per gli altri ci siamo dovuti muovere noi. In effetti c'è il problema dei giovani che sono disinteressati, è competenza nostra cercare di riaccendere il loro interesse. È troppo facile lamentarsi e non proporre soluzioni, non fare in modo che con un gesto si possano cambiare le cose. Dobbiamo ricordarci che il nostro Stato funziona così. Va seguita la procedura per cambiare ciò che si ritiene sbagliato, serve il coraggio di interessarsi, a volte di tirare indietro le maniche e mettersi a disposizione, e impegnarsi perché si crede in uno scopo o in un ideale. Lo Stato, dopotutto, è nostro. Se desideriamo qualcosa, lanciamoci. Non ci si deve nascondere dietro le scuse e tentare, se poi non dovesse funzionare il lato positivo del nostro sistema è che si può tornare indietro».