A mantenere artificialmente bassi i prezzi contribuisce il nucleare che in Svizzera ha il 37% del mercato e produce a prezzi inferiori all’idroelettrico perché gode di sussidi diretti e indiretti, coprendo solo parzialmente i costi per lo smantellamento e lo stoccaggio per centinaia di migliaia di anni delle scorie. Inoltre l’alto rischio del nucleare non trova assicuratore disposto ad assumerlo: si parla di eventuali danni in caso di incidente che vanno da 80 a 8000 miliardi di franchi. Il rischio se lo prende lo Stato, noi contribuenti, come in Giappone dove i proprietari di Fukushima sono in bancarotta e lo Stato paga per i danni causati dai reattori fusi che disperdono radioisotopi da ormai 5 anni. Ma se da un parte il nucleare gode di sussidi statali, l’idroelettrico paga l’uso dei corsi d’acqua allo Stato: sono circa 50 milioni che il Cantone incassa per lo sfruttamento di Maggia, Verzasca, Brenno, Ticino e affluenti, canoni d’acqua che a causa dell’esubero di energia dovuta anche alla forte produzione nucleare sono ora messi in discussione (tagli dal 2020 ?). Il Canton Berna ha già rinunciato a una parte di essi.