TRIBUNA LIBERA
"Frontalieri = miliardari? No, ma stipendi dignitosi". La testimonianza di una comasca che lavora a Mendrisio
"La verità è che qui al nord, in provincia di Varese o di Como, il Ticino per fortuna ha dato da lavorare a generazioni di italiani, e io per prima mi sono ritrovata a dovere scegliere se continuare a sperare o se fare qualche sacrificio in più"
TiPress/Francesca Agosta

COMO - “Buongiorno, sono una frontaliera, lavoro a Mendrisio dal 1992, vi assicuro che come frontaliera ho sempre versato le tasse richieste sia dallo stato elvetico (in busta paga) sia dallo Stato italiano, (bollettini semestrali per pagare la tassa sanitaria, poi sospesi grazie ad un accordo italo svizzero dopo il 1994). Le nostre tasse sono in chiaro, i nostri conti stipendio sono in chiaro”. È la testimonianza di Elisabetta, una donna del Comasco che lavora in Ticino pubblicata dal portale comozero.it. Una testimonianza giunta alla redazione nell’ambito del dibattito apertosi in seguito all’indagine della Regione Lombardia sugli stipendi dei frontalieri per il calcolo della nuova tassa sulla salute.

“Il nostro stipendio – prosegue la donna - non raggiunge ancora il minimo salariale che lo Stato svizzero impone, non godo degli stessi diritti che ci sono in Italia, vorrei ricordare a tutti quelli che pensano che frontalieri = miliardari, beh, provare per credere. Dalle alzatacce alle restrizioni con auto e mezzi di trasporto, alle limitazioni (tipo la maternità che qui è di soli 3 mesi, eccetera); siamo solo meglio retribuiti ma io sono una cottimista e mentre alla mia collega in Italia viene riconosciuto il lavoro usurante, io qua me lo scordo. Potrei continuare ma non voglio annoiare, in fondo basterebbe informarsi un po’ meglio prima di sparare a zero.

La verità è che qui al nord, in provincia di Varese o di Como, il Ticino per fortuna ha dato da lavorare a generazioni di italiani, e io per prima mi sono ritrovata a dovere scegliere se continuare a sperare e cercare oppure se fare qualche sacrificio in più ed avere almeno uno stipendio dignitoso, perché di questo si tratta.

Le competenze vanno retribuite il giusto, sono un’operaia specializzata e il mio lavoro è pagato profumatamente dal cliente finale. Adesso il cambio è a nostro vantaggio e va così, ma quando il cambio era basso nessuno si alzava a vedere quante ore lavoravamo per prendere molto meno…”.

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