TRIBUNA LIBERA
Niccolò Salvioni: "Il lago è un’infrastruttura. Ma il Ticino continua a trattarlo come un accessorio turistico"
“Mentre altrove si investe, da noi la navigazione è ignorata: disinteresse politico, silenzi federali e zero strategia transfrontaliera”
TiPress / Gabriele Putzu

di Niccolò Salvioni *

(da Facebook)

Il Locarnese non ha mai sviluppato una vera cultura della navigazione. Ne è sostanzialmente insensibile. Anche perché il Lago Maggiore è da sempre stato “viziato” dalla presenza della Gestione Governativa Navigazione Laghi (GGNL) di Roma, che – con tutti i suoi limiti operativi – fonda la propria attività su una secolare competenza navale, marittima e interna italiana. Una competenza concretizzata anche in complesse disposizioni normative, comprese quelle di origine europea, che – sebbene perfettibili e talvolta criticate – consentono una gestione operativa solida, grazie a strutture costruite nel tempo, visibili e – soprattutto – funzionanti.

Il Ticino e la Svizzera, dal canto loro, non hanno mai investito realmente nella navigazione interna. Pur essendo titolari del demanio lacustre del Lago di Lugano e del Lago Maggiore nei rispettivi territori, gli investimenti pubblici su moli, natanti e infrastrutture retroportuali sono minimi, se non inesistenti. Manca una visione strategica sul rinnovamento della flotta, sulla mobilità integrata, sull’accessibilità e sull’intermodalità. Nessun incentivo alla decarbonizzazione. Un mondo dimenticato dalla politica. Il Cantone Ticino, salvo qualche mezzo d’emergenza, non possiede alcuna nave pubblica.

Il disinteresse politico – cantonale e federale – è strutturale. La navigazione è sistematicamente ignorata, salvo qualche reazione episodica quando emergono disfunzioni prodotte proprio da anni di trascuratezza. Nel dicembre 2023, a Locarno, è stato presentato l’accordo di collaborazione tra la Società Navigazione del Lago di Lugano (SNL) e la GGNL, nel contesto del Consorzio dei Laghi di Milano. Nessun rappresentante del Municipio cittadino era presente. L’accordo, essendo di natura tecnica, è stato sottoscritto senza passare dal Gran Consiglio, in quanto – erroneamente – considerato privo di oneri immediati per il Cantone. Ma i suoi effetti strategici non sono affatto neutri: si tratta di una presa in carico operativa a lungo termine di un bacino lacustre da parte di una società (privata) ticinese, che comporta impatti gestionali, infrastrutturali e politici nel medio termine. Un accordo che appare in evidente contraddizione con la Convenzione italo-svizzera del 1992, ormai obsoleta, figlia del boom petrolifero degli anni ’90 e oggi bisognosa di una revisione profonda in chiave di sostenibilità.

In questo contesto, non va dimenticato un fatto centrale: la SNL rappresenta oggi l’ultima vera competenza storica, tecnica e operativa di navigazione interna interamente ticinese. Con una tradizione che affonda le radici nel XIX secolo, una flotta attiva, un organico di 103 dipendenti e una capacità di gestione su due bacini, la SNL custodisce un sapere e una cultura del trasporto via acqua che rischiano di andare dispersi senza un investimento strategico pubblico. Non si tratta solo di difendere un’azienda: si tratta di non disperdere un patrimonio di conoscenze, risorse umane, manutenzione, cantieristica, sicurezza, ormeggi, logistica e operatività reale nei contesti lacuali svizzeri. Privatizzare tutto o perdere queste competenze significherebbe anche perdere l’ultima capacità gestionale indigena di navigazione interna ancora esistente in Svizzera italiana.

Intanto, la SNL – società privata – ha chiuso il 2024 con un deficit di quasi un milione di franchi. Un dato che preoccupa, ma che non è il frutto di inefficienza, bensì il sintomo di un disallineamento profondo tra il valore pubblico del servizio e il sostegno istituzionale ricevuto. Il Cantone Ticino – così come i Comuni rivieraschi – non investe in infrastrutture navali o portuali pubbliche.

La navigazione non è una priorità né di pianificazione né di progettazione, né a livello cantonale né comunale. Gli ultimi piani federali – il Piano settoriale delle infrastrutture della navigazione (SIF) – risalgono al 2015. Da allora, il silenzio. Nel preventivo 2025, la SNL riceve 906’000 franchi, pari a meno dell’1% degli oltre 115 milioni complessivamente destinati ai vettori di trasporto in Ticino. Per confronto, la sola GGNL riceve 30 milioni di euro annui dallo Stato italiano, e ha recentemente annunciato un piano d’investimenti da 106 milioni di euro per rinnovare flotte ibride, infrastrutture e porti sui laghi Maggiore, Como e Garda. Una scelta strategica chiara. Da noi, invece, vige una cronica disattenzione istituzionale.

La SNL, con 103 dipendenti e operatività su due laghi, viene ancora trattata come un semplice operatore turistico. Ma la realtà potrebbe essere diversa: la navigazione lacuale può ridurre traffico e inquinamento, migliorare i collegamenti tra le regioni periferiche, servire le comunità locali nei tragitti quotidiani, integrare ciclovie, cammini, turismo religioso, e diventare un asse strutturale di una mobilità verde e sostenibile, incrementando il valore del territorio.

La navigazione è economia e lavoro: Venezia e Stresa lo sanno bene. Il deficit 2024 non deriva da inefficienza, ma da fattori strutturali: maltempo prolungato; calo degli introiti; costi fissi non comprimibili; tensioni sindacali; assenza di sostegni pubblici strutturali.

Lo Stato non investe: ignora e trascura. La navigazione è diventata un disvalore politico, che affonda nel disinteresse generale. Perché non trattare la navigazione come parte del trasporto pubblico regionale e transfrontaliero, integrato nella rete ferroviaria e stradale? Perché non trasformare la SNL in un modello “TILO dell’acqua”, con gestione congiunta, bigliettazione unica, orari interoperabili, finanziamento pubblico trasparente e una strategia condivisa a lungo termine?

Non basta finanziare: serve una strategia di riposizionamento della navigazione come infrastruttura pubblica. Con orari regolari, interoperabilità con bus e treno, e una missione ambientale e sociale. La Confederazione, il Cantone, i Comuni e le istituzioni italiane potrebbero fare sistema. Ma non lo fanno. I rappresentanti federali nella Commissione consultiva mista della navigazione – organo preposto a garantire il dialogo tra Svizzera e Italia – non sono nemmeno stati designati. I loro nomi non si conoscono.

Questo silenzio federale è eloquente.

Il Cantone Ticino, periferico, è lontano da Berna. Come la navigazione è lontana dalla politica. Basilea, Lucerna, Zurigo e i laghi italiani insegnano:

- Dove il pubblico non investe, il privato non regge.

- Dove si crea una visione comune, si moltiplicano i benefici economici, ambientali e sociali.

È tempo che la politica cantonale e federale rifletta sul valore trascurato della navigazione interna. Il lago non è periferia. Il lago è infrastruttura. È connessione. È corridoio di futuro per le nostre macro-regioni subalpine.

*avvocato

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