Ovvero, basta inno, aquile, passaporti e bandiere sulle scarpe. Anche per i giocatori. Per i tifosi. Se qualcuno ritiene che questa squadra non rappresenti la “svizzeritudine” e preferisce non tifarla, lo faccia. Dica che non vi si riconosce e non la sostenga, però sia coerente sia quando si pareggia col Brasile sia quando si perde con la Svezia. I calciatori hanno fatto la loro scelta, sia essa per cuore, per sentimenti, per convenienza, per riconoscenza. L’hanno fatta. Deve farla anche il pubblico.