ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
02.02.2023 - 12:340

"Ho fallito negli studi", una 19enne si toglie la vita. La pressione scolastica è così insostenibile?

Il drammatico gesto è avvenuto nei bagni della sua università, la Iulm di Milano. Una tragica scelta che fa sorgere molte domande. L'esperta: "Limitante incolpare il sistema scolastico ma..." Gli studenti invece attaccano

MILANO - "La mia vita è un fallimento". Con queste parole, lasciate in una lettera, una studentessa 19enne di origine sudamericana ha giustificato il gesto estremo compiuto nei bagni della sua università. Una storia, la sua, che fa riflettere su quanto la vita scolastica e la ricerca della perfezione siano una pressione costante per i giovani, basti pensare ai molti abbandoni, anche in Ticino, dei posti di apprendistato (leggi qui) o dello stress vissuto dagli alunni sin dalle scuole obbligatorie.

La giovane si è impiccata in un bagno al secondo piano della Iulm (Università di Comunicazione e lingue). Il padre ne aveva denunciato la scomparsa la sera del 31 gennaio, il ritrovamento del corpo è avvenuto solo la mattina dopo a opera del custode. Aveva una sciarpa legata attorno al collo, a terra aveva lasciato il giaccone e la borsetta, all'interno della quale c'era una lettera per amici e parenti, dove spiegava le sensazioni di fallimento che la angosciavano e che l'hanno spinta a togliersi la vita. Oltre all'inequivocabile bigliettino, non ci sono segni di violenza sul corpo e la porta del bagno era chiusa dall'interno, per cui non paiono esserci dubbi che si sia trattato di un suicidio. 

Non è la prima volta che degli studenti ricorrono al suicidio a seguito di difficoltà scolastiche, si pensi a casi avvenuti a ridosso di cerimonie di laurea da parte di giovani che non avevano osato dire ai propri genitori che erano indietro con gli esami, mentendo e dicendosi vicini alla conclusione del percorso universitario..

C'è davvero qualcosa che non va? "Non c’è mai solo una causa a motivare gesti così estremi come il suicidio. Sarebbe limitante incolpare il sistema universitario ma certamente la pressione sociale che gli studenti vivono tutti i giorni potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso", ha detto per esempio a L’Espresso la professoressa Antonella Curci, ordinaria di Psicologia generale all’Università di Bari e referente del Rettore per il counseling psicologico.

Che ha aggiunto: "A prescindere dalle motivazioni che hanno portato la ragazza al suicidio, il fatto che il gesto sia avvenuto dentro l’università investe l’ateneo di una responsabilità fondamentale. Dovrebbe assumere un ruolo centrale, propulsivo, di riflessione. L’università si sarebbe dovuta porre come il centro di una discussione condivisa sulle motivazioni che possono portare a compiere simili gesti". 

Cosa ne pensano gli studenti? “Purtroppo la notizia non è isolata. Negli ultimi anni abbiamo visto il progressivo deterioramento della salute mentale, anche a causa di una costante pressione sociale che impone un modello sempre più performativo", ha affermato Camilla Piredda, coordinatrice dell’Unione degli Universitari. "Denunciamo come il sistema universitario non solo sia incapace di ascoltare e supportare coloro che manifestano difficoltà durante il proprio proprio percorso di studi, ma anzi li sottoponga a uno stress continuo, a delle aspettative sempre maggiori. Sul fronte del supporto psicologico, poi, vi sono soltanto servizi di counseling che, da soli, non possono affrontare appieno le esigenze e i bisogni psicologici della popolazione giovanile”. 

Le compagne di corso hanno scritto una drammatica lettera. “Non possiamo tacere davanti all’ennesima giovane che mette fine alla propria vita a causa del proprio percorso universitario.  Ci viene chiesto perennemente di ambire all’eccellenza, ci viene insegnato che il nostro valore dipende solo ed esclusivamente dai nostri voti. Questo sistema universitario continua e continuerà ad uccidere. Serve prevenire, serve costruire un sistema accademico ed universitario in grado di insegnarci che non siamo numeri ma persone. La pressione che non viene mai alleviata. Togliersi la vita però non è dovuto da una decisione momentanea. Non ci si impiega certo tre minuti. No, è il risultato di un carico che si porta da mesi, o anni che la società ci butta addosso senza mai voltarsi indietro a controllare il nostro stato di salute. Non ci si può fermare mai. Neanche davanti a un atto tragico che non coinvolge solo la sfera personale, ma più che mai sociale. Siamo costantemente costretti a soddisfare delle aspettative, raggiungere dei numeri. Altrimenti sei lasciato indietro, fuori dal sistema, non vali abbastanza. Al fianco delle studentesse della IULM, al fianco di chi si sente oppressa o oppresso”. 

 

Potrebbe interessarti anche
Tags
19enne
università
pressione
studi
fa
studenti
sistema
vita
milano
iulm
© 2024 , All rights reserved