“Questo non è il primo libro che scrivo a nome Guido Anselmi, ma è certamente quello che più rappresenta questo mio impalpabile alter ego letterario. Infatti, a differenza degli altri casi, la voce narrante di quest'opera si identifica pienamente con l'idea che mi sono fatto di questa parte del mio carattere, più timida e introversa, riflessiva, dedita ad osservare il mondo ancor prima di avere il coraggio di addentrarvisi. Per le prime righe che scrissi con questo pseudonimo, perlopiù poesie e versi molto personali, il nome serviva anche a nascondere l'imbarazzo, a trovare quel compromesso che ogni persona che si trova a scrivere cerca tra il voler essere letto e compreso e il volere scomparire dietro le proprie parole stampate. La paternità del nome spetta al genio di Federico Fellini, che lo scelse per il personaggio principale del suo otto e mezzo, impersonato da Mastroianni, e la decisione di rubarglielo viene dall'infantile desiderio di immedesimarmi contemporaneamente in uno dei personaggi e degli attori che ho più amato. Come se non bastasse, ho ritrovato, nel Guido Anselmi del film , una percentuale di quell'atteggiamento incline al lasciarsi vivere che ho scelto di dare al mio protagonista”.