Dopo il triennio targato Carlo Conti, ecco il “dittatore musicale” Claudio Baglioni. Un grande cantante che non è un conduttore, e probabilmente lo sa. Infatti dà il meglio di sé quando canta, conduce poco, sta nell’ombra. A fianco a lui, in abiti eleganti, non eccessivi, di ottimo gusto, spicca Michelle Hunziker. La svizzera diventa la protagonista del palco, spumeggiante e fresca, anche se la sua conduzione mi è parsa quasi troppo spigliata e leggera per un Festival che di solito è ingessato. Lo stesso dicasi per Favino, esilarante nel medley di vecchi successi, meno memorabile nel resto. Litigano, lui e la Hunziker, duettano, coinvolgendo anche Baglioni e un direttore d’orchestra, e si capisce che dietro alla presunta improvvisazione ci sono prove e preparazione. Un alleggerimento che personalmente non mi è piaciuto un granchè, così come la presenza di Fiorello: un personaggio da prima serata, un calibro novanta, che si è preso troppo spazio. E ha inserito la politica, quando mi auguravo non ci fosse. Ma è uno showman, e a essere in secondo piano non ci sta.