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14.06.2016 - 17:200
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«Quel CCL serve solo per far entrare in vigore la legge. In Ticino situazione drammatica»

L'Unione Sindacale Svizzera - Ticino e Moesa si schiera contro il contratto collettivo nella vendita, e denuncia un atteggiamento «retrogrado e maschilista» del Parlamento nazionale

BELLINZONA - In alcune interviste rilasciate da Meinrado Robbiani, che nel weekend lascerà OCST per godersi la pensione, emergeva un mercato del lavoro sempre più degradato. Per l'Unione Sindacale Svizzera - Ticino e Moesa, la situazione è drammatica, con «precariato, dumping salariale, degrado del clima di lavoro e non rispetto della dignità di chi lavora continuano ad essere caratteristiche diffuse presso molti datori di lavoro. A livello federale è necessario prendere coscienza di questa realtà. Il Ticino è un laboratorio in negativo e quanto si sta sperimentando qui verrà esportato nel breve periodo nelle altre regioni svizzere». Nel corso dell'Assemblea dei delegati di qualche giorno fa, si sono affrontati, il tema del CCL nella vendita, ritenuto insoddisfacente, la parità salariale e la difesa dell'AVS. Per quanto concerne la vendita, «i livelli dei minimi salariali sono decisamente troppo bassi. Una retribuzione di 3'200 Fr. lordi per un tempo pieno è semplicemente inaccettabile in quanto non permette di vivere in Ticino!», si legge nel comunicato inviato in redazione. "Le protezioni previste contro la frammentazione degli orari di lavoro non sono sufficienti. Limitare a 12 ore la durata massima di una giornata lavorativa per i contratti uguali o superiori al 50% è una presa in giro verso il personale impiegato in un settore che prevede già un massimo di 13 ore lavorative, visti gli orari di apertura dei negozi! Altre misure presentate come migliorative (ad esempio, la limitazione della durata del lavoro a 42 ore settimanali in media annuale o la 5° settimana di vacanza unicamente per il personale sopra i 50 anni) sono semplici "misure di accompagnamento" al quadro legale già in vigore». Dunque, unitamente a UNIA, «denuncia una proposta di CCL unicamente funzionale a permettere l’entrata in vigore di una nuova legge sugli orari che, a fronte di queste nuove “protezioni”, peggiorerà decisamente le condizioni di lavoro dei dipendenti del settore», invitando chi di dovere a rifiutare il CCL. Le Autorità Federali di recente hanno deciso di aumentare le sanzioni da 5’000 a 30'000 franchi per i datori di lavoro che manifestamente non rispettano i contratti collettivi di lavoro. Per USS, non è sufficiente, e attacca «l'atteggiamento di troppi datori di lavoro, senza o con pochi scrupoli, che contribuiscono a deteriorare il mondo del lavoro» e «le posizioni liberiste di numerose forze politiche federali e cantonali, che fanno poco o nulla per porre rimedio al degrado del mondo del lavoro». USS denuncia anche come la «maggioranza conservatrice e retrograda del Parlamento mostra il volto del maschilismo e del patriarcato e conferma un clima di restaurazione culturale: che l’uomo vada a lavorare e la donna resti casa! Il messaggio è chiaro: la disparità salariale può continuare ad essere tollerata», citando anche il no al congedo paternità. Si auspicano dunque misure a favore della parità, nel ventesimo dall’introduzione della Legge sulla parità dei sessi. Infine, USS invita a sostenere l'iniziativa AVSPlus, su cui si andrà alle urne in settembre, che chiede un aumento del 10% delle rendite, riducendo così anche il ricorso alle prestazioni complementari, e di opporsi in ogni modo possibile all'innalzamento dell'età di pensionamento.
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