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20.03.2017 - 15:040
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

La sinistra contro Gobbi, "cambiamo radicalmente le politiche del DI: vogliono indebolire le garanzie sociali di tutti i cittadini"

Costituito un ampio Comitato unitario per una nuova politica migratoria svizzera, con PS, Verdi, MPS, GISO, POP, USS, UNIA e non solo. I loro propositi in un manifesto in dieci punti: aperture e basta espulsioni

BELLINZONA - Insieme per "rappresentare le migliaia di lavoratrici e lavoratori stranieri che hanno costruito questo Paese e che oggi, a causa delle politiche restrittive del Dipartimento delle Istituzioni, si vedono negare diritti che sembravano acquisiti": giovedì sera si è costituito il Comitato unitario per una nuova politica migratoria svizzera. Ne fanno parte il partito socialista ticinese, i Verdi, l'MPS, la Gioventù Socialista, il Comitato Regionale PS del Mendrisiotto e il POP, oltre ai sindacati UNIA Ticino e Moesa e USS Ticino e Moesa, il Forum Alternativo, il Coordinamento donne della sinistra e associazioni quali "amici dell'Ecuador", "cultura popolare" e "Movimento dei senza voce".

In una lunga nota, si criticano le politiche in materia di immigrazione del Dipartimento di Gobbi (mai citato direttamente), che "rappresentano un attacco frontale ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ancora una volta gli interessi dell’economia condizionano le scelte della politica in materia migratoria e a pagarne le conseguenze saranno tutti i salariati e le loro famiglie. L’economia non necessita più di braccia in quantità e così la politica risponde con giri di vite, iniziative di stampo xenofobo e interpretazioni restrittive delle leggi".

Non piacciono fenomeni quali "l'aumento ingiustificato dei permessi di breve durata a svantaggio dei permessi di dimora e domicilio, il cui ottenimento è divenuto sempre più difficile e problematico; il rifiuto dell’indennità disoccupazione anche per stranieri stabilitisi in Svizzera da anni; l’ammonimento e la minaccia di revoca del permesso di soggiorno per le famiglie, composte da almeno un cittadino straniero, perché facevano capo agli assegni integrativi figli o assegni prima infanzia; e l’obbligo di presentazione del casellario giudiziale per il rinnovo dei permessi".

"Quanto sta accadendo non è più accettabile: non importa di quale permesso sia in possesso il lavoratore al quale vengono negati i diritti, quello che conta è la triste messa in discussione di quanto le salariate e i salariati hanno conquistato negli anni. Dietro all’accanimento del Dipartimento delle istituzioni si nasconde la chiara volontà di indebolire le garanzie sociali di tutti i cittadini, svizzeri e stranieri", è la pesantissima accusa.

Dunque, il Comitato si è trovato d'accordo su un manifesto in 10 punti:

"1. Coalizzare le forze politiche, sociali e culturali del Cantone per dar vita ad un fronte capace non solo di contrastare le attuali politiche, ma di cambiarle radicalmente, affermando una cultura della migrazione basata sull’identificazione dello straniero come un’opportunità di crescita economica, sociale e culturale.

2.Salvaguardare il diritto di tutte le persone presenti sul territorio svizzero alla parità di trattamento e alla non discriminazione, affermando il loro diritto al lavoro, alla casa, alla famiglia, alla scuola, alla salute, alla partecipazione e al voto (attivo e passivo).

3. Difendere il diritto alla certezza del soggiorno, opponendoci con determinazione alla diffusione di permessi di soggiorno di breve durata e altre forme di soggiorno precarie, che costringono le persone a dipendere da un datore di lavoro, esponendole allo sfruttamento.

4 . Promuovere politiche di contrasto effettivo dei sistemi di peggioramento delle condizioni di lavoro e arretramento dei diritti dei lavoratori.

5. Garantire l’esportazione delle prestazioni a tutti coloro che hanno versato i contributi sociali in Svizzera, ottenendone così il diritto. Ogni persona deve essere libera di decidere dove vivere e dove stabilirsi al termine dell’attività lavorativa.

6. Abolire il concetto di centro di interessi quale criterio per stabilire la legittimità di una persona di risiedere in Svizzera o di percepirne le prestazioni sociali.

7. Rivendicare l’impossibilità di espulsione dalla Svizzera per i disoccupati e per coloro che stanno esaurendo il diritto all’indennità di disoccupazione e per chi è caduto nel bisogno.

8. Sostenere il diritto alla naturalizzazione secondo procedure standardizzate e non discriminatorie, valide per tutto il territorio svizzero, che prevedano criteri trasparenti e formalmente rappresentativi e che contemplino la possibilità per il richiedente di ricorrere contro la decisione.

9. Assicurare il riconoscimento automatico delle lauree, dei diplomi e delle qualifiche professionali ottenuti all’estero.

10. Chiedere la fine della chiusura delle frontiere, la fine dei respingimenti, la fine delle politiche di controllo e persecuzione dei richiedenti l’asilo. Invochiamo l’apertura di corridoi umanitari, che favoriscano anche i ricongiungimenti familiari e ci appelliamo al rispetto delle convenzioni internazionali che tutelano i diritti dei minori non accompagnati per i quali è sancito l’obbligo di assistenza e protezione e il divieto di espulsione".

Un attacco frontale, dunque, che propugna un'enorme apertura e un cambio radicale della politica adottata con gli stranieri. E la coalizione comprende buona parte della sinistra, partitica e sindacale: sposterà gli equilibri?
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