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14.05.2017 - 16:120
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Quella Lega spaccata in due, "ma sono sempre stati il diavolo e l'acqua santa". "Contestare da fuori è diverso che guidare il paese"

Dopo l'affaire delle bandiere, sostituite dai sacchi di rifiuti, parlano i presidenti degli altri partiti. "Manca chiarezza nella politica". "È strano contestare con un referendum la tassa sostenuta dal tuo Ministro"

LUGANO – Quelle bandiere scomparse (in lavanderia? Mah, il lavaggio è lungo…) e sostituite con dei sacchi della spazzatura con la scritta “No”, in via Monte Boglia, non hanno lasciato indifferenti. Soprattutto perché sono il simbolo di un Movimento con delle spaccature interne, e la votazione sulla tassa sul sacco è uno dei temi su cui la Lega conosce due correnti interne. L’ala barricadera, capitanata da Boris Bignasca, non ha gradito l’appello a votare sì di quindici deputati, apparsa settimana scorsa sul Mattino (questa volta, lo spazio è tutto per chi vuol votare no…), ma non è la prima volta che il partito di maggioranza relativa si spacca, vedi la questione preventivo.

Il Caffè ha chiesto un’opinione ai presidenti degli altri partiti ticinesi.

“Certamente può apparire un po’ bizzarro che il consigliere di Stato sostenga una tassa, e il suo partito lo contrasti con un referendum. Ma non mi stupisce più di quel tanto che ci siano posizioni divergenti. Non ci immischiamo nei loro problemi interni e comunque siamo  pur sempre in democrazia dove è lecito aver pareri discordi", è l’opinione di Piero Marchesi, presidente dell’UDC.

"La Lega non è finita perché alcuni sostengono la tassa sul sacco e altri no: la Lega è sempre stata questa, il diavolo e l’acqua santa. Da sempre giustificano una cosa e l’altra”, non si stupisce il socialista Igor Righini.“Sono sempre stati bravi a tenere il piede in due scarpe”, e fa l’esempio dei referendum sui tagli agli aiuti sociali.

Per il presidente del PLR Bixio Caprara, sostenendo entrambe le posizioni, si vince sempre, ma “quello che stona in questo comportamento della Lega è la mancanza di chiarezza, di una linea politica certa.  Per il resto credo che la popolazione stia capendo che la Lega è sempre più ambigua, parla e sceglie in un modo, come è capitato con il voto sul preventivo, e poi cambia linea bruscamente in seconda battuta dimenticandosi che ha la grande responsabilità d’essere il partito di maggioranza relativa in governo".

Per il PPD, ha parlato il vicepresidente Giorgio Fonio, che ha constato come la Lega, da Movimento che attaccava i partiti storici, abbia poi perso la sua spinta barricadera. “Si sono accorti che una cosa è contestare da fuori il Palazzo, un’altra è avere responsabilità nel guidare un Paese. Solo che questa ambiguità emersa dalle spaccature interne, crea disorientamento nel loro elettorato”.
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