Una duplice azione, dunque, sia a Berna che a Bellinzona. I danni causati dalla mancata firma sono chiari, secondo i democentristi, quattro in particolare: “con l’entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, la Svizzera ha modificato l’accordo sui frontalieri con l’Austria, stornando il 12,5% delle imposte incassate alla fonte dai frontalieri al Governo austriaco”, “con il nuovo accordo fiscale tra Svizzera e Italia, parafato verso la fine del 2015, il Ticino potrà incassare il 70% delle imposte in luogo dell’attuale 61,2% e, soprattutto, i lavoratori frontalieri dovranno dichiarare il loro salario in Italia”, “la mancata entrata in vigore dell'accordo ha, indirettamente, pesanti conseguenze sul mercato del lavoro ticinese che subisce un significativo dumping salariale a causa dei lavoratori frontalieri” e “le minori entrate finanziarie stimate per il Cantone Ticino per la mancata entrata in vigore dell’accordo sui frontalieri è pari a 15 milioni di franchi, ovvero la differenza tra il 70 e il 61,2%. Secondo la Costituzione federale, la Confederazione ha la competenza esclusiva di concludere accordi con gli Stati esteri e deve salvaguardare gli interessi dei Cantoni”.