Ovviamente, a reagire con fermezza è il direttore de La Regione, Matteo Caratti, chiaramente chiamato in causa da Dadò. Non lo nomina (il presidente pipidino lo aveva accusato di aver fatto il suo nome 19 volte in una sola edizione…), ma si chiede quale sarà la prossima mossa. “A volte, chi detiene il potere (politico in particolare), non gradisce che i fatti vengano portati alla luce del sole. Di qui la protesta per lesa maestà e il ‘vade retro’ ai giornalisti che non cantano in coro”, scrive. “Il prossimo passo potrebbe essere – indoviniamo? – l’avvio di qualche causa legale, per cercare di far tirar via le mani dal dossier a qualche giornalista. State a vedere. Di solito si inizia tentando di togliergli perlomeno il sonno, inviando un ‘bel’ precetto esecutivo… Un déjà vu”.