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31.01.2018 - 17:520
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Così vicini eppure così lontani... L'Italia (e la Francia) non firmano per l'equivalenza delle borse svizzere ed europee. I candidati regionali attaccano la destra ticinese

Undici paesi hanno chiesto l'equivalenza a tempo indeterminato, ma fra loro non vi sono non i due confinanti. Ieri Attilio Fontana ha incontrato i leghisti Gobbi, Zali e Borradori, e si è sentito dire che "la priorità non solo i lavoratori ma chi vuol chiedere le frontiere"

BERNA – Dai candidati regionali a chi comanda nella stanza dei bottoni, fra Italia e Svizzera i solchi non paiono diminuire.

Un solo anno di equivalenza fra le borse svizzere e quelle europee, poi non si potrà più investire in titoli che si trovano contemporaneamente quotati nelle due borse. Il nostro paese era convinto di avere i numeri e i dati per potersi garantire l’equivalenza a tempo indeterminato, invece l’UE ha risposto picche, dando una sorta di “contentino” con  un anno solo.

C’erano state lunghe polemiche, con il Consiglio Federale che aveva parlato di discriminazione. Si parlava di un ricatto, con l’UE che in cambio avrebbe voluto la firma dell’accordo quadro istituzionale, su cui la Svizzera al momento non pare decisa a cedere. I rapporti, si sa, al momento non sono dei migliori, soprattutto in vista dell’iniziativa per disdire la libera circolazione lanciata dall’UDC.
Undici paesi membri dell’Unione Europea hanno però preso posizione sul braccio di ferro, chiedendo di riconoscere a tempo indeterminato l’equivalenza.

La firma è stata posta da rappresentanti di Germania, Olanda, Lussemburgo, del Regno Unito, Lettonia, Estonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Austria. “Continueremo ad avere per obiettivo un riconoscimento illimitato dell’equivalenza legale e del quadro di supervisione applicabile alla borsa svizzera”. Da notare come all’inizio l’equivalenza fosse stata garantita, poi dopo la famosa visita di Junker a Berna la Commissione aveva cambiato idea.

Nella lista dei paesi “amici” in questo caso della Svizzera mancano la Francia e soprattutto l’Italia, il paese più vicino e con più rapporti. Insomma, nonostante le intenzioni di molti, non si riesce a trovare un modo di andare d’accordo, ancor più lontano appare l’accordo fiscale.

Di Svizzera si discute anche fra i candidati italiani. Attilio Fontana, in corsa per il centrodestra per la Presidenza della Regione Lombardia, ieri ha incontrato i legihisti Gobbi, Zali e Borradori, che salutano positivamente la sua candidatura. Ma altri non hanno apprezzato la visita a Lugano.

Per esempio, Paolo Bertocchi, consigliere provinciale PD e candidato alle regionali, come riporta ticinonews.ch, ha tuonato: “Attilio Fontana sceglie di incontrare la Lega dei Ticinesi prima dei lavoratori frontalieri italiani e dei Sindaci dei Comuni di frontiera. Una Lega dei Ticinesi che da anni osteggia la presenza dei lavoratori italiani in Svizzera e si batte per la chiusura dei valichi. Con la visita di oggi a Lugano si chiariscono una volta per tutte le priorità del centrodestra lombardo. Prima la Lega dei Ticinesi e solo dopo, forse, i nostri frontalieri e il bene del nostro territorio”.

Non è l’unico candidato a criticare la destra ticinese: l’idea di Fontana di provare a trovare un’intesa, anche se al momento solo di dialogo, non è piaciuta.

Insomma, andare d’accordo, a pochi chilometri dalla frontiera e nelle stanze del potere, a volte è difficile. Cosi lontani eppure così vicini (in fondo, anche con la Francia, che fornisce svariati frontalieri ai cantoni francofoni)…
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