POLITICA
Finanze cantonali, "È crisi. Basta slogan, servono scelte e idee"
Matteo Quadranti: "Ci sono dei sacrifici da fare ora per non piangere poi"

*Intervento di Matteo Quadranti nella seduta di Gran Consiglio

CRISI, siamo in crisi, internazionale, nazionale e cantonale: di sistema, di istituzionalità, di economia, di capacità di affrontare le scelte anche difficili, e alcune rinunce anche dolorose, divisi come siamo. Troppo divisi nel compito primigenio dei partiti e del parlamento in uno Stato democratico: proporre, selezionare, scegliere soluzioni per il Paese.

In linguistica, questa parola – CRISI appunto - ha due significati effettivi: la SEPARAZIONE e la DECISIONE. Il verbo greco “KRINO” vale sia “divido” che “decido”. Ne è prova il “KRITES”, giudice greco “DIVISO” tra due tesi su cui “DECIDERE” A guardar bene, una CRISI, può essere un momento positivo per uscire da un aut-aut e chiarirsi, ricompattarsi. Esercizio difficile? Auspicio ingenuo? Non so dar risposta certa, ma in tutta sincerità sappiamo che non c’è più tanto tempo.

Da qua al preventivo 2026, massimo 2027 bisognerebbe davvero tirare in gol, fare delle scelte, decidere che Stato vogliamo: con finanze sane per investire e innovare (il primo dei due aut aut), con finanze meno sane ancora per qualche tempo alfine di supplire a difficoltà contingenti, (temporeggiando) con finanze in affanno (se non di più, ed è il secondo aut aut) e a danno delle generazioni future che si ritrovano con un debito pubblico oggi di 2.6 miliardi, salvo ritenere che vi siano sempre aziende e una certa classe di contribuenti (dal ceto medio/medio alto in su) che tanto possono vedersi aumentare le imposte per supplire a tutto, anche alla mancanza di responsabilità istituzionale (del CdS ma anche del Legislativo), individuale e collettiva.

 Sì, responsabilità collettiva, dicevo, perché la coesione sociale non può essere illimitata, come non può esserlo l’aumento della spesa pubblica. Il meccanismo costituzionale del freno al disavanzo è lì come monito che ci guarda. Le associazioni economiche hanno rilanciato il dibattito sulle finanze cantonali a cui hanno ribattuto, non senza una carta acredine ideologica, prima economisti illustri, ma schierati, e poi altri politici. Il tema è noto a molti cittadini e cittadine assennate, oltre ai partiti da tempo, ma siamo divisi tra asse VerdeRosso e il centrodestra, moderato o meno, che sia: PLR, LEGA e UDC.

Poi c’è chi fa il Centro-campista con la palla che a volte avanza o arretra alla sinistra e a volte in pari modo alla destra del campo, quando non gira in tondo.

I quesiti di fondo sono:

cosa possiamo permetterci ancora, cosa possiamo fare meglio spendendo meno, dove vogliamo investire e innovare, e anche cosa dobbiamo “lasciar andare”. Senza spendere ciò che non possiamo chiedere in più ai portafogli dei contribuenti e delle aziende che già resistono, gli uni come le altre, agli aumenti di altri costi (materie prime, dazi, burocrazia, concorrenza globale, …), senza pagare più interessi sul debito (ricordo: Autofinanziamento: 166.4 milioni di franchi; Grado d’autofinanziamento: 55%), senza ostacolare la crescita e l’attrattività economica del territorio Ticino.

Ticino che, quando parliamo noi politici, non è mai tutto del nostro stesso colore o pensiero. La spesa pubblica in 30 anni è triplicata: da 1.6 miliardi a 4.5 miliardi. Solo quest’anno sono previsti 97 milioni di disavanzo (preventivo 2025) che non abbiamo, salvo il cuscinetto della Banca Nazionale che sappiamo non sempre ripetibile. Avremo modo di parlare in questa sessione dell’aumento della spesa in ambito sanitario e conseguentemente del costo dei premi di cassa malati. Non anticipo qua nulla, ma certo è che con le trattande seguenti metteremo dei cerotti (salati) senza curare la ferita, la causa del male. Nella necessità di dare risposte, il marketing politico, da ogni parte (PLR incluso, non ci nascondiamo), propone soluzioni a breve termine ma sulle vere e proprie azioni e rinunce c’è molto, ma molto da fare ancora. Vi sono sacrifici da attuare ora, per non piangere poi.

Il nostro sistema sociale e socioassistenziale è già ottimo se non ben oltre la media svizzera. Chi afferma che non si sta facendo nulla o anche solo abbastanza, vuole uno Stato che provveda a tutto, o quasi, ben oltre il necessario di cui parla la nostra Costituzione che non è certo dimentica dei più deboli ma che, liberale, vuole che la maggior parte possa stare sulle proprie gambe grazie ad altre condizioni quadro. Chiedere quantomeno di contenere l’incremento della spesa non è sacrilegio e aprire una discussione sul ridurlo non può essere un tabù.

La politica deve saper fare anche questo, oltre le ideologie. Il che non vuol dire, ASSOLUTAMENTE, e il PLR lo sottolinea ed evidenzia, far mancare nulla di necessario o essenziale a chi davvero ha bisogno. La CGF ha ricevuto uno studio IDEHAP (ormai del 2023) che ci fornisce delle indicazioni oggettive su cui – a volerlo tutti - lavorare per la riforma della spesa e siamo in attesa, ahimé solo a novembre 2025, della valutazione chiesta al BAK dal COMITATO GUIDA (delegazione paritetica tra CGF + Governo). In un raffronto intercantonale alcuni Cantoni hanno fatto delle revisioni più recenti, dal 2019, mentre la maggior parte ne ha comunque fatte tra il 2011 e il 2017. Noi siamo invece fermi al palo da decenni, tanto per ri-citare Amministrazione 2000 nel solco delle riforme fallimentari abbinate a delle date. Lo studio IDEHAP ci dice esattamente in quali settori (formazione, salute, trasporti, economia pubblica ecc…) spendiamo, pro capite, di più di altri cantoni o della media di altri cantoni . Fare un copia incolla di questi punti sarebbe la base di partenza per vedere da dove iniziare un lavoro serio.

Abbiamo visto che oltre alla recente riforma di adeguamento alla RFFA (17 milioni nella formazione e 15 nella socialità), la riforma fisco sociale del 2019 – voluta (anche) dal PLR e tanto vituperata da una parte di questo gremio - ha portato ottimi frutti: presentati e documentati qualche settimana fa dal Governo, non interpretabili. E le aziende hanno fatto la loro parte a favore di tutti, come la fanno alcuni grossi contribuenti che hanno scelto il Ticino ma che non sarebbero disposti a restarci costi quel che costi.

Per venire ora ai soldi già spesi, ovvero al consuntivo 2024, su cui invero vi sarebbe poco da dire se non, come sopra, in ottica costruttiva del preventivo 2026 e di un Piano Finanziario a medio termine da rivedersi in prospettiva peggiorativa visto quanto, va detto, riconosce anche il rapporto di minoranza 2 dell’UDC, ovvero che nel prossimo futuro, 2027, il nostro Cantone sarà confrontato con delle misure di risparmio della Confederazione, quantificate per il momento in circa Fr. 40 mio, oltre Fr. 15 mio destinati a finanziamenti di USI e SUPSI, non senza dimenticare la riforma EFAS la cui entità di aggravio delle finanze cantonali desta preoccupazione ma anche qualche dubbio visto che si è passati in pochi mesi da stime di +50 milioni a oltre +200 milioni senza tuttavia sapere se vi sarà un vantaggio in termini di riduzione dei premi di cassa malati, risp. se sarà l’incentivo per alzare l’asticella nei mandati a EOC e cliniche per concentrare e ridurre i costi nella Pianificazione ospedaliera, valutare da subito altri margini d’azione sul settore ambulatoriale (...).

Nemmeno l’ulteriore aumento di 70 milioni di spesa corrente (oltre 4 miliardi) e di 200 PPA (tra il 2021 e il 2024, che oggi si attestano a ben 5289 dipendenti statali). Certo chi recrimina sui tagli fiscali può prendere atto che comunque le entrate correnti sono risultate superiori di 127.8 milioni per rapporto al preventivo 2024). Inutile dire che l’ultimo preconsuntivo è in rosso. Aggiungiamo, ma non è la prima volta, che la voce 36 del bilancio (Contributi a enti pubblici e terzi), non può più essere lasciata indisturbata a crescere. Oggi essa assorbe il 47 % dei mezzi dello Stato, aumentata di ben 10 punti % in 3 anni (37% nel 2021). Qualcuno pare non ritenere un problema se aumentasse oltre. Qualcosa non va! Delle priorità si impongono e non sono procrastinabili!

Anche perché bisognerebbe ritornare a definire e parametrare cosa siano delle vere esigenze o cosa o per rapporto a cosa certi sussidi ed aiuti sociali oggi vanno a coprire prestazioni (quali gli abbonamenti ai club di boxe, le lezioni di pianoforte, ...) che non rientrano nel concetto di rete di sicurezza materiale, come certe prestazioni dall’assicurazione malattia di base dovrebbero essere

*a nome del Gruppo PLR

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